Le storie di Scuolamagia

La biblioteca più pazza del mondo

Nella mia biblioteca di montagna (…per me è un po’ una cosa tipo “avere la casa al mare”), grande circa come una cucina e un salotto, il solito venerdì movimentato. C’erano Grè, Coccinella, Saimon, Giù e Frifri, Cicciuzza, Marilyn Manson, Neno e il suo fratellone, Dado, Spriz, Francy, Cloud, il Folle, Giorgio, Arietta e il mio Grande Cocomero. Trentaquattro occhi. E c’era la supermamma che soffia insieme a me su questa piccola magia, perché non si spenga. Oggi c’era anche la musica, musica giovane. Libri presi in prestito? Uno, almeno mi pare. Tutto sembrava tranne che una biblioteca, la mia biblioteca di montagna. Fuori faceva un freddo carogna, dentro no.

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Soletta, Stream of consciousness

Sanguinare storia

Ricordo che era d’estate. Avevo dieci o undici anni…

“Chi arriva ultimo a scuola è scemo!”

Stavo pattinando con Howie e Steve…
Mi si sganciò un pattino.

“Ahi! Ehi ! ragazzi aspettatemi!”
“Scemo! Ah ah!”
“A-aspettatemi!”

Mio padre aggiustava qualcosa davanti casa…
“Artie! Vieni! Tieni qui un momento quando sego… Perché piangi, Artie? Stringi meglio il legno.”

“So-sono caduto e i miei amici m-mi hanno lasciato qui.”
Smise di segare.

“Amici? Tuoi amici?…
Se chiudi loro insieme in stanza senza cibo per una settimana…ALLORA tu vedi cosa è AMICI!… ”

L’inizio di MAUS, fumetto di Art Spiegelman (Einaudi), mi sembra sempre il modo migliore di iniziare il mio 27 gennaio.

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Le storie di Scuolamagia

…scuola nella polvere

… “stavo comodamente seduto davanti alla mia riga perfettamente dritta di polvere bianca; nel momento in cui stavo per portare il tubicino alla narice…suonò il telefono”…
…è un inizio, ma non è cinema.
È un tema in classe, i film che si girano a 13 anni.
Poi, crescendo, la scuola ti chiede al massimo qualche “telegiornale”.
Finale: “…e davanti alla mia riga perfettamente dritta di polvere bianca sul tavolo, passai il resto dei miei giorni”.

Titoli di coda: piuchedistinto.

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Soletta

Diary

Quand’erano all’accademia, Peter diceva che tutto ciò che facciamo è un autoritratto. Magari somiglia a san Giorgio e il drago, oppure al ratto delle sabine, ma l’angolazione, la luce, la composizione, la tecnica, sei sempre tu. Ogni colore e ogni pennellata.
Peter diceva sempre: “L’unica cosa che un artista può fare è descrivere la sua faccia”.
Sei condannato ad essere te stesso.
Questo, dice, ci lascia liberi di raffigurare ciò che vogliamo, dal momento che raffiguriamo sempre noi stessi.
La calligrafia, il modo di camminare. Il motivo decorativo delle porcellane che scegli. Sei sempre tu che ti tradisci. Ogni cosa che fai rivela la tua mano.
Ogni cosa è un autoritratto.
Ogni cosa è un diario.

CHUCK PALAHNIUK – Diary

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Soletta, Tutte queste cose passare

Leopardi

Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo…; come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.
NATURA

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