Soletta

Bere agli sguardi

Come in una fotografia, la poesia serve
per rendere importante ed immobile
un piccolo gesto: ieri
mentre spiegavo come in un’altra mia poesia
portavo via con attenzione uno sguardo
nella coppa delle mani, come un sorso d’acqua, tu
portasti inaspettatamente le labbra alle mie mani
come per bere un po’ di quello sguardo.

F. De Min

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Le storie di Scuolamagia

ARCO…baleno

Ai mondiali di Ski arc (Forni Avoltri – Italy) volendo uno si riconcilia con lo sport. Il campione del mondo saluta ad ogni giro del circuito innevato i suoi tifosi d’occasione: i miei ragazzi. Abituati a pensare che i russi ti debbano per forza SPIEZZARE IN DUE, non sembra vero vederlo sorridere come un bimbo prima di tagliare il traguardo e correre a bere un the con un giapponese, un tedesco, un francese e un italiano (non è una barzelletta). Chissà con che lingua comunicano, sicuramente con delle grandi e amichevoli pacche sulle spalle.

 

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Soletta

Rincorro ancora…

Rincorro ancora
le tue mani
e afferro
gli spruzzi che fa
questo mare, grigio
arrivato sfinito
fin qua
da chissà dove
tutte le prove
più o meno evidenti
di un moto infinito
disperso
che soffia
spinge onde verso
l’altra riva
con noncuranza
e mi ricordo l’azzurro
blando verde
della tua stanza
che scolora, perde
dimensione
una canzone
di qualche anno fa
che parlava di alberi
sentimenti condivisi
eternità
con tutta la splendida
allegria
di chi crede che nessuno
se ne va andrà mai via

M.M.

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Le storie di Scuolamagia

A scuolamagia il torneo di ping pong entra nel vivo ed ecco spuntare le prime gocce sui volti degli sconfitti.
Chissà cosa passa, dentro quelle testoline piene di lacrime…
Che lui è più bravo di me…
Che tanto è tutto culo…
Che io non gioco più…
Io registro tutto, e gioconsolo.

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Le storie di Scuolamagia

Look! Up in the sky!

Martedì grasso quest’anno è una festa mascherata in cui ragazzi grandi e grandini incontrano bambini piccoli e piccolissimi. Scuola media e scuola elementare. Arriva la truppa degli under 10, festante e rumorosa. Volano coriandoli da mani di maschere, ci son principesse e parrucche colorate, un cavaliere medievale e un gruppetto di streghe. Chiude la fila un bambino fontana, che penso pianga da almeno mezz’ora. Stropiccia le mani sugli occhi ormai quasi asciutti senza che si sia esaurita anche la ragione di tanto dolore. Chissà quale offesa ricevuta, chissà quale maledetto sgambetto subìto. Poi vede i miei ragazzi più grandi e capisce che adesso basta, è ora di reagire. Si soffia il naso con il mantello rosso e prova ad alzare la testa. Perché lui… lui è Superman.

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Res cogitans, Soletta

Da 0 a 1

Immagino la scuola come un luogo dove, più che imparare qualcosa di preciso, si aspetta di incontrare se stessi, di passare da zero a uno. Molto meglio, allora, cercare di mantenere viva la predisposizione allo stupore.
Noi a scuola mettiamo su un piatto della bilancia cose impalpabili, a fronte di un mondo che sull’altro piatto rovescia il miraggio di una felicità violenta e immediata.
Il maestro deve mostrare per primo di aver assorbito ciò di cui parla.
Se qualche volta si fidano di me, è perché capiscono che la mia vita è stata trasformata dalle parole che cerco di offrire loro. Non sono un bacucco, uno tradizionale: e loro sentono che ciò che insegno riguarda prima di tutto me. Vedono che se non avessi incontrato certi scrittori, ascoltato certa musica o visto certi film, la mia vita sarebbe stata molto più confusa e infelice.

Marco Lodoli

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Stream of consciousness

…di sogni, di…segni

Oggi avrei voglia di prendere un grandissimo foglio. Traccerei tanti segni di matita sicura. Sarebbero fili d’erba, cespuglietti, trifogli, erbacce, fiori di prato. Un groviglio di linee che si incrociano, che si attraversano, che si sorpassano. La prospettiva sarebbe quella di uno sguardo dal suolo, e non ci sarebbe cielo. Poi prenderei tantissimi pennarelli verdi, tutte le sfumature possibili. Alcuni li sceglierei quasi secchi e consumati, perché lasciano tracce inconfondibili (lo diceva anche Andrea Pazienza). Alla fine – sarebbero passati 2 giorni – nasconderei nel foglio qualche insetto discreto, seminascosto, a fare la guardia. Titolo: VERDERBA.

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