Ci sono nomi difficili da imparare. Troppo lunghi e complicati per le caselline strette della nostra memoria. Elezioni in Iran, vince Amadinejad. Uno dice: vabbé a cosa serve impararlo a memoria? Passano due giorni e questo se ne esce che l’olocausto è una storiella e che Israele va estirpato. Serve, serve, ahimè se serve. Anche imparare il nome di Hicham El Guerrouj è stata una faticaccia. Scriverlo ancora di più. Oggi leggo che dice basta, che non corre più. Un trafiletto minuscolo, 10 righe per l’addio del kingofthemile. D’altronde, le pagine sportive sono piene di avvocati, giudici e finanzieri. Figuriamoci se c’è posto per una faccia così gentile, per un talento così grande.
TUTTO È CONVENZIONE?…
Tutto è convenzione.
La famiglia.
I rapporti sociali.
Il sistema scolastico.
I giochi che ci vengono insegnati o imposti.
Le canzoni e le filastrocche che impariamo.
La geografia è convenzione.
L’amicizia è un concetto convenzionale.
Il sesso è una terribile convenzione.
I rapporti amorosi sono convenzione.
Il desiderio di creare per distinguersi e farsi ricordare è convenzione.
Le pubbliche relazioni sono convenzione.
Doversi necessariamente alzare ogni giorno è convenzione.
Dover guadagnare, per poi poter spendere, è convenzione.
Leggere per nutrire l’anima è convenzione.
Il linguaggio è convenzione.
La scienza è convenzione.
Dover comunicare con chi ci sta di fronte è convenzione.
Dover uscire per incontrare gente e divertirsi è convenzione.
Drogarsi e non drogarsi sono convenzione.
Piangere e ridere sono convenzione.
La distinzione dei generi è convenzione.
La distinzione tra bene e male è convenzione.
Far figli, per continuare la specie e illudersi di non spegnersi mai, è convenzione.
Il nome che ci impongono è convenzione.
Porre parole o note in una precisa sequenza è convenzione.
La nostra esistenza non è scevra, neppure per un micron di secondo,
dalle convenzioni.
Carmen Vicinanza