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Giuseppe

Di solito mi chiama CAPO. “Sì, Capo.” “Va bene, Capo.” “Se lo scordi, Capo.” Oggi alla quinta ora è seduto davanti al computer. Sta lavorando alla presentazione in PowerPoint con cui all’esame porterà i suoi professori a spasso per l’Himalaya,  parlerà loro dei continenti alla deriva, di Erri De Luca e delle portatrici carniche. È prima concentrato, poi perplesso. Poi impreca, poi clicca giusto ed esulta. Poi mi gela, di un gelo bello:

«Ho finito, papà…»

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