Stream of consciousness

Che fine ha fatto Jordi Palmer?

Succede anche a voi di cercare un FILE nel vostro computer e di trovarne un altro. Certo che succede anche a voi. Trovate un FILE che quasi non vi appartiene più, ma eccome se vi è appartenuto. Nel ‘99 ho cominciato a scrivere il mio “romanzo” da tenere (ben chiuso) nel cassetto. Poche pagine ben dimenticate perché facilmente dimenticabili. L’arguto espediente letterario era quello di ricalcare la stesura di un saggio o di una tesi di laurea  (mi sono laureato proprio in quel periodo: 16/02/1999), con citazioni, note a piè di pagina, bibliografia ecc., e nel frattempo inserire degli elementi di fiction, dei colpi di scena, un finale. Il tutto miseramente naufragato nel giro di 2 o 3 sere davanti al monitor. Rileggendomi sono fatto tenerezza, ho odiato (per le responsabilità oggettive) Alessandro Baricco e mi sono chiesto  senza tuttavia sapermi rispondere che cacchio di fine avesse fatto Jordi Palmer?

Allego…

Jordi Palmer

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Soletta

FILO

Nel nuovo delicatissimo film di Ozpetec ci sono tanti bravi attori. Alcuni bravissimi. E c’è Margherita Buy una spanna sopra (anche se i detrattori diranno che recita sempre la stessa parte…). E c’è Filippo Timi. Se non avete letto la sua autobiografia romanzata, Tuttalpiù muoio, forse il suo personaggio di poliziotto balbuziente non vi cambierà la vita, così come in Saturno contro non influisce più di tanto sullo svolgimento della trama. Io ci sono tornato dentro brutalmente, in quelle pagine lette svogliatamente quest’estate in capo al mondo… Pagine tremende da una vita tremenda, pagine permeate di una vitalità assurda e mostruosa. Senza freni e senza limiti, con corse spudorate incontro al dolore. Letta l’ultima pagina ho richiuso quel libro (ehi, tu che lo conservi: te lo regalo!) senza troppa esaltazione, forse con un lieve spaventato disgusto. Ci sono libri che scavano, altri che entrano, alcuni accarezzano, altri prendono a schiaffi. Questo era sedimentato piano, senza che me ne accorgessi.

L’ho pensato sul set – Filippo Timi: pazzo furioso, cieco, balbuziente, frocio (come direbbe un altro personaggio del film), stralunato, violento, violentato… – in mezzo agli altri attori puntigliosi, rigorosi e paraculi, borghesi, accorsi a Parigi… Uomini da film e un film di uomo.

 

Saturno Contro - le immagini del film

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Le storie di Scuolamagia

Colpirne uno per educarne cento

“Cari alunni e insegnanti della Scuola Media,

desideriamo esprimerVi il nostro apprezzamento per l’adesione all’iniziativa “Mi illumino di meno” 2007!

Come abitanti di F.A., con orgoglio e entusiasmo, ci uniamo a Voi per affermare il nostro: NOI ADERIAMO!!!

Venerdì 16 febbraio ci sintonizzeremo, a lume di candela, su Radio Due per ascoltare la trasmissione Caterpillar.

Con simpatia

Lucia e Diego”

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Tutte queste cose passare

Srebrenica

Mi ha colpito il finale della Storia americana (in realtà anche mooolto europea) raccontata oggi da Vittorio Zucconi su “Repubblica”. Un diciottenne bosniaco, miracolosamente sfuggito nel 1995 alla pulizia etnica serba e rifugiatosi nello Utah, entra in un negozio addobbato a festa per San Valentino e tra cuoricini e Cupìdi fredda 5 persone con la pistola, prima che un poliziotto non in servizio freddi lui.

Ecco come chiude il giornalista il suo pezzo:

«Puoi portare un uomo fuori da Srebrenica, ma non puoi portare Srebrenica  fuori da un uomo.»

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Fiori di Biblioteca, Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Esserci

Ieri sera alle 18.00 Bibliotecamagia ha aderito a M’illumino di meno. È rimasta aperta fino alle 19.00 per ascoltare Caterpillar a lume di candela, parlare di risparmio energetico e per mangiare insieme una fetta di torta. Il prossimo anno forse vorrò ricordarmi di chi c’è stato, dentro una sera diversa e strana, molto strana. Quindi, ad uso squisitamente personale: Giorgio, Agata, Niky, Samuele, Riccardo, Corrado, Raffa, Ale, Giù, Noemì, Nicola G., Elisa, Stric, P., Alejo, Yuri, Daniele e Aria. Forse in fondo in fondo mancavo io.

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Stream of consciousness

Luoghi

Il posto dove vorrei essere oggi, dove vorrei essere in questo momento, è un cavalcavia pedonale. Come ce ne sono tanti – in città, in quella città – ma come lui nessuno. Macchine e autobus gli sfrecciano sotto e sembrano quasi sostenerlo. Palazzi a perdita d’occhio, neon che lampeggiano, ma anche alberi e foglie, odore di lontano, sfrenata malinconia, sentore di anime ritrovate, di anime salve.  E la sensazione di poter fermare lì – solo lì – un tempo perfetto.

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Le storie di Scuolamagia

Riti

Sono matto, sono egocentrico. Sai che novità…

La cosa più bella è quando il tuo egocentrismo gli altri lo capiscono, lo accettano. Quando diventa familiare. I miei cuccioli sanno che mentre loro stanno svolgendo il compito in classe io devo disegnare. Non che non li aiuti e li sostenga, anzi. Ma io devo disegnare e… disegno. Prendo il mio quaderno col pentagramma (ve l’ho detto che sono egocentrico…) e comincio a fare mumble mumble esattamente come fanno loro, chini sul foglio di protocollo. Il tema dei disegni è sempre quello: il tema. Ma anche la fantasia, la scrittura, il racconto, il sogno. E poi ci metto sempre loro, gli alunni, quelli che intanto scrivono e scrivono, sbianchettano e correggono. Li raffiguro sempre come omini e omine snodabili, quasi robotici, sempre indaffaratissimi. Poi li coloro con un evidenziatore, poi scrivo la data. Oggi la matita me l’ha prestata Raffa, l’evidenziatore Giorgio. La colla Noemì. Io in cambio suggerisco come si scrive «po’», o «ce n’è». Man mano che terminano il loro lavoro si avvicinano alla mia postazione (può essere la cattedra, ma può anche essere il pavimento…) e sbirciano, si informano (“quale sono io degli omini?”), commentano. Sorridono e pensano ormai che tutto ciò sia normale. Che io sia normale, pensano, e non è poco.

Sara2

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Soletta

I reality e la realtà

Se non ce l’avessi già, un sosia, Neri Marcorè andrebbe benissimo. La sua trasmissione sui libri è un qualcosa di fuori dal tempo e dal mondo. Urge premettere (e confessare…) che la seguo sporadicamente e per brevi tratti. Non so in base a quali criteri si vinca o si perda, non so in cosa consistano i premi (saranno libri, I suppose…), non so se la squadra vincente possa tornare la settimana successiva. Però è bellissimo vedere il presentatore segnare i punti su un blocchetto a quadretti, come potrei fare io in un’ora di giocosa lezione. La cosa sconvolgente, però, è un’altra. Fateci caso, Per un pugno di libri è l’unica trasmissione in cui compaiano dei RAGAZZI. Sedicenni, diciassettenni o giù di lì. NORMALI, intendo. Uguali a quelli che potreste incontrare al supermercato, sull’autobus. O in una classe, appunto. Giovani persone coi brufoli, altezze normali, con risatine e bronci consoni all’età. Magari con il vestito della domenica, ma è chiaro che domani si ripartirà con le macchie di sugo e le camicie spiegazzate. Ragazzi, ebbenesì, non tronisti, non aspiranti veline, non futuri famosi. Semplicemente: RAGAZZI.

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Soletta, Stream of consciousness

Viaggio



E da un’uscita di galleria,
col cuore in gola, ti trovi in faccia il sole
che ti fruga i pensieri:
Ti legge dentro la nostalgia,
del buio fresco in cui fino a ieri
gettavi via i tuoi giorni d’eternità.
Ma la voglia di vivere,
forse ti salverà,
all’uscita di una galleria.

Vivere è perdersi e ritrovarsi,
corrersi dietro per poi lasciarsi andare,
una volta di più.
Vivere è una tela di cose,
con cui riempire i lunghi intervalli,
tra un momento e l’altro di felicità.
E la voglia di vivere,
forse ti porterà,
se il suo sole corto basterà.

Ed in un viaggio può capitare,
di ritrovarsi a contare tutto,
quel che è stato di te.
Quello che hai dato, quel che hai avuto,
quel che hai trovato, quel che hai perduto,
quello che hai chiuso
e quello di te che hai aperto.
Ma la voglia di vivere,
nel suo tratto scoperto,
in un viaggio ti capiterà.

Cose che passano, non ti voltare,
non riuscirai a trattenere un giorno,
un silenzio di più.
Cose che passano, vestiti stretti,
amori che hanno disfatto i letti,
che hanno raccolto i semi e la sterilità,
di una voglia di vivere
che è già nostalgia,
e si entra in un’altra galleria.

Claudio Lolli

La canzone (è più vecchia di me, non dovrebbero sussistere problemi sui diritti d’autore…) che mi accompagna da giorni nei miei lunghi tragitti in macchina. Ormai ne faccio parte anch’io, come una rima, come un accordo malinconico dell’arpeggio.

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Le storie di Scuolamagia, Lettere a sara, Stream of consciousness

Ancora, ancora e ancora

Cara Sara,

hai visto? Tornano le lettere. Chissà se un giorno torni anche tu. Prima ci sono stati Veronica e Silvio, e fa un po’ tristezza pensare ci sia nascosto – tra le righe, da una parte e dall’altra – lo zampino di avvocati zelanti. Poi, dalle stalle alle stelle, ci sono quegli illustri figli di ancor più illustri genitori che s’indignano per il plagio di una tanto cara lettera nella sceneggiatura di una fiction tv. “Come ti voglio bene, cara. Se ti perdessi morirei volentieri… Ma non voglio perderti, e non voglio che tu ti perda nemmeno se, per qualche caso, mi perderò io… Ti amo con tutte le fibre dell’essere mio… Ti bacio ancora ancora e ancora. Sii coraggiosa.” Scriveva Leone a Natalia Ginzburg. Ed è un’altra lettera. Belli quei tre “ancora”, no? È come un bacio che non finisce mai.

Un pensiero che protegge, ciao.

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Soletta

Sorprese

Già uno a cliccare sulla pagina 2 del “Foglio”, per leggere quotidianamente la Piccola posta di Adriano Sofri, si sente discretamente in colpa. Poi – complice una maldestra pressione del dito sul mouse – uno un giorno scopre la rubrica, a pagina 4, del più grande intellettuale italiano.  

Milani

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