Soletta

I reality e la realtà

Se non ce l’avessi già, un sosia, Neri Marcorè andrebbe benissimo. La sua trasmissione sui libri è un qualcosa di fuori dal tempo e dal mondo. Urge premettere (e confessare…) che la seguo sporadicamente e per brevi tratti. Non so in base a quali criteri si vinca o si perda, non so in cosa consistano i premi (saranno libri, I suppose…), non so se la squadra vincente possa tornare la settimana successiva. Però è bellissimo vedere il presentatore segnare i punti su un blocchetto a quadretti, come potrei fare io in un’ora di giocosa lezione. La cosa sconvolgente, però, è un’altra. Fateci caso, Per un pugno di libri è l’unica trasmissione in cui compaiano dei RAGAZZI. Sedicenni, diciassettenni o giù di lì. NORMALI, intendo. Uguali a quelli che potreste incontrare al supermercato, sull’autobus. O in una classe, appunto. Giovani persone coi brufoli, altezze normali, con risatine e bronci consoni all’età. Magari con il vestito della domenica, ma è chiaro che domani si ripartirà con le macchie di sugo e le camicie spiegazzate. Ragazzi, ebbenesì, non tronisti, non aspiranti veline, non futuri famosi. Semplicemente: RAGAZZI.

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