Soletta, Stream of consciousness

A matita

Da un po’ di tempo a questa parte in tutto quello che sto leggendo non può mancare – oltre al segnalibro, sempre lo stesso – una matita. La uso per sottolineare le righe che mi hanno colpito, per cerchiare parole particolarmente evocative, per annotare qualche brevissimo pensiero, per tracciare qualche rapido schizzo. Così, da qualche mese, semplicemente perché prima non c’avevo mai pensato, e perché una cosa non puoi saperla finché non te la insegnano.

Stamattina, nell’orabuca, ho iniziato a leggere il libro di Elvira Mujcić, giovanissima bosniaca (classe 1980) rifugiata in Italia. Si chiama Al di là del caos e parla della guerra, dell’inferno di Srebreniza. Ma non lo fa come pensavo io. Lo fa scavando in quello che rimane dopo, e soprattutto in quello che rimane dentro. Lo fa raccontando perché poi non ci si affeziona più alle persone, perché non si è più gli stessi, perché si pensa di non poter essere capiti. Ecco, ho cominciato a sottolineare. Una riga e poi un’altra. Poi ancora e poi ancora e sono rimaste poche quelle senza traccia di grafite. Tracciavo segni su parole che mi stavano segnando.

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