Stream of consciousness

Cornacchie

Diario dei giorni nella casa dell’infanzia. Sono spariti i gatti e le croste del formaggio rimangono sul cortile teatro dei miei giochi (la fattoria, la guerra, il vulcano, il safari, …). Sono arrivate le cornacchie, tante e sinistre, grandi come aquile. Più di loro spaventano le ombre nere sui muri bianchi. Sono spariti i prati, mangiati dal bosco. Uno sognavo di riuscire a disegnarlo, quand’ero un piccolo pittore paesaggista. Verde chiaro inghiottito dal verde scuro. Nel piccolo cimitero di montagna, aperto anche col buio, ho laicamente visitato l’amico di scuola, suicida due anni fa. La lapide è sobria, com’era lui. Si complica soltanto in un angolo dove sorge una colonna tronca, spezzata. Come lui, appunto. Nei giochi voleva sempre ci fosse il mare, ci fossero barche e sommergibili. Io ci mettevo la fantasia, lui la perizia e la precisione. Che brutto suono la parola “cornacchia”. Brutto e ben gli sta.

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