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Ho

Da tempo prendo quello che non è di nessuno alla fine del precipizio del giorno.

Ho molte urgenze, che si accumulano come batuffoli grigi della polvere, intessuti di capelli e ritagli nel telaio degli angoli.

Ho un corpo smisurato che non potò mai vivere interamente.

Ho progetti di pentimento in continua elaborazione per renderli adattabili ad ogni occasione.

Ho una stanchezza e mi alleno a farne un richiamo che la mia frenesia possa riconoscere.

Ho poca preghiera esercitata da pochi pianti e molti privilegi.

Ho un cuore che molesto con pensieri camuffati da battiti.

Ho soglie sulle quali mi capita di stare in attesa.

Ho intimità sufficienti per dire come mi sento in questo preciso istante.

Ho idee di partenza portate come una coda.

Ho capelli che arrotolo in ciocche da quando sono bambina per restare bambina.

Ho sogni che costano poco e che sono i miei sogni più preziosi.

Ho un animale che vive appollaiato su di me che sono un albero.

Ho una difficoltà a pensarmi cresciuta percorrendo da sempre le stesse strade.

Ho un ventre che si contrae e spasima.

Ho una lingua per sentire e una per lavorare.

Ho un respiro che a volte trattengo come un ricordo.

Ho parole che raccolgo come fossero d’ordine, quando le trovo posso entrare e sentirmi piena di meraviglia.

 

Antonella Bukovaz

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Soletta, Stream of consciousness

I bambini di Topolò

Prendiamo una panca. No è meglio una coperta, la mettiamo per terra e ci sdraiamo. Sbrigati che comincia. Guarda quante stelle. Dormi? Io quasi, tu?

È un luogo incantevole, il cinema di Topolò. Vecchio muro di una casa vecchia, le poltroncine tra i sassi, qualche scalino, pochi fili d’erba. L’incantesimo più bello, però, lo fanno i bambini. Perché ci sono, nonostante le proiezioni lunghe e spinose. Si sdraiano per terra, tra il loro corpo e la linea dello sguardo verso il cielo c’è un angolo retto. Hanno 5, 7, 9, 11 anni e hanno il fiatone per il Nascondino di cui si sono appena spenti gli echi. Ma adesso tacciono, anche se nessuno ha fatto shhhhhhhhhht, forse tra un po’ dormiranno. Qualcuno deve aver loro detto che su quel muro bianco tra poco succederà una magia.

Puntualissima.  

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