Soletta, Stream of consciousness

Che bel

La commessa ha mani rapide e sguardi concentrati, nel piccolo supermarket della località turistica. Sta alla cassa ma è tutta un fremito, ruota il collo di centottanta gradi frustando l’aria coi capelli raccolti a coda. È bella, “di una sua bellezza acerba”, di una grazia palesemente imbrigliata in una divisa fin troppo austera. Avrà 25 anni e le parole che dice sono condite con l’accento delle sue parti. Tanto, condite. Tocca  a me. Passano le pesche. Bip. Passa il sugo. Bip. Passano il pane e il prosciutto cotto. Bip bip. Passano le altre verdure, passa il dentifricio. Bip bip bip. Passa infine Tre voli di Chiara Zocchi, romanzo, edizione economica, Garzanti Elefanti, sottotitolo: “la storia di tre tipi di amore: il finto amore, l’amore ideale, l’amore vero”, la copertina blu con una grande nuvola bianca. Un libro che già possiedo nella sua prima versione rilegata e ambiziosa, un libro che ho già letto, ma che mi ha fatto così tanta pena, lì su quello scaffale così disordinato, solo tra tanti Federichimoccia, un Brunovespa e i mille comici di Zelig. Niente bip, per i libri bisogna digitare un codice. Quelle mani agitate sembrano trovare finalmente pace, dieci polpastrelli aderiscono al cartoncino, fanno frusciare la carta, accarezzano la nuvola. Due occhi e duecento lentiggini mi colpiscono forti e sfrontati, una voce e un sorriso mi dicono tutta la loro invidia:

«Oh dio che bel ch’el à da èser quel liber qua…».

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