Stream of consciousness

Snyakutz

Sono i giorni del mal di testa, ancora, delle stanze abbuiate e delle musiche terapeutiche. E mentre le tempie pulsano e sono in fiamme, i piedi gelidi reclamano calzini. Al mondo non succede granché, e il viziaccio di affiancare a “Repubblica” il “Corriere” si risolve quasi sempre in uno scialo di carta e inchiostri. Valentino Rossi non paga le tasse, d’accordo, ma è innamorato della Canalis e allora perché rompergli le scatole proprio adesso?

La bici potrebbe salvarmi un po’ la vita, ma se poi arrivato in cima si ricomincia con le luci e gli accavallamenti visivi?

Consolano davvero certe parole di bambina dentro un sms, quando alla domanda della Mamma “quali sono per te le cose davvero importanti?” rispondono: “UN TAVOLO E UNA SEDIA”. Ma non basta, aggiungono “…E UNA MANO, CHE È ANCHE DELICATA”. Maria Sole, neanche tre anni, alta suppergiù / due mele o poco più.

C’è una bambina anche nei versi di Antonella Bukovaz, poetessa di Topolò. A quattro anni chiede: “ma come fanno i morti a stare con gli occhi chiusi tutta la vita?”. Già, come fanno?

Poi c’è un libro con un titolo bellissimo e delle storie belle, tutte intrecciate tra loro. Se nessuno parla di cose meravigliose. Un rischio da scongiurare, certo.

C’è anche la voce di una cantante sfortunata, spentasi una decina d’anni fa quando aveva la mia età. Rincorro con la chitarra il ritmo dolcissimo di una sua ballata (una cover) e scopro un accordo nuovo, rotondo, pulito. Devo ringraziare un vecchietto che me lo insegna imbracciando il suo strumento su YouTube, e sembra divertirsi parecchio.

Infine ci sono i pensieri da pensare, le lettere da scrivere, i ricordi da ricordare. Il mostriciattolo di plastica, in piedi davanti al mouse, strizza i quattro occhi e mi fa segno di cliccare, di postare.

Ché tutto scorre, e quel che sarà sarà.

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