Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Tra corpo e voce: io

Sto cercando un vecchio libro di Alberto Cavallari, già direttore del “Corriere”, un reportage dalla Cina. Vecchio…, perché vecchio? Diciamo non recentissimo (mi accorgo or ora che la data di pubblicazione coincide con la mia di nascita…). Lo stanzone della biblioteca è ovviamente il più sperduto e lontano dall’ingresso, lontano dalle novità e dai bestseller, le persiane abbassate e solo una frusta di sole a sollevare grani di polvere. Oltre gli scaffali e la penombra, solo un’ultima saletta con tavoli e sedie: luogo di ricerche e di compiti svolti allegramente insieme dai ragazzini nei pomeriggi d’inverno. Mentre i miei occhi scandagliano le file di volumi, ecco una voce squillante – inaccessibile per il mio sguardo, colpa di un muro – e un corpo di ragazzina (10? 11?) gracile e serioso, chino su un quaderno. Inerte, il Corpo. Iperattiva, la Voce. «Ma insomma, se ti dico che devi trovare ½ di 4… tu cosa fai?».  «Suuu, è la stessa cosa che hai fatto prima: unmezzodiquattro, come si fa?, dai…». Poi, sempre più insistente: «ma allora hai proprio la testa dura, ½ di 4, mica unsedicesimodicentotrentadue…». Voce incalza, Corpo è alle corde. Compare un dito di Voce, a indicare ½ di 4 sulla carta a quadretti. Inutile, Corpo mangia matita. «½ di 4». «½ di 4». «½ di 4». «½ di 4». È un bombardamento, mai vista tanta (inutile) furia didattica. Sarebbe un lavoro per SUPERPROF. Corpo ha chiaramente bisogno d’aiuto. Voce ha chiaramente bisogno di una lezione. Dovrei sbottonare la camicia, togliere gli occhiali, sistemare il mantello e volare verso quel tavolo. Un foglio bianco, una matita e dei disegni (la torta, le fette di torta), le mani, tante mani, 4 mani, metà di quattro mani: o le mie e o le sue.

Poi fortunatamente Voce si ravvede, con la mano spazzola affettuosamente il caschetto castano di Corpo e si evita la supereroica umiliazione: «Dai, facciamo 5 minuti di pausa…».

Mi sa che ho voglia che ricominci la scuola.

Ecco il libro di Cavallari, intanto. Comincia così:

«Dal gennaio 1975 molte cose sono cambiate».

Eccheccavoli, certo che son cambiate! Son nato io!     

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