Res cogitans, Stream of consciousness

I senzapera

Bicicletta mattutina. Terapeutica: mi servono sudore e vento sulla faccia. La noto subito, al primo chilometro. Due ultimi passetti che diventano un minuscolo solletico sulla pelle, l’aria di chi ha trovato un ubi consistam. Porti fortuna? Pungi? Sei velenosa? Mi fai compagnia? Rimane fino a metà della salita, poi forse la pendenza, o i movimenti che si scompongono. Insomma, sparita, ma il cartello indica che mancano 600 metri. Mi alzo sui pedali e arrivo. In cima, vicino alle poche case del borgo, c’è il camion della frutta. Angurie, meloni, albicocche, odore buono. Pere. Gialle grandi meravigliose. Ci affonderei la faccia, sbrodolandomi. Da quanti secoli non la mangio, una pera? Non ce la faccio, il ciclista non riesce a chiedere la pera sbrodolante, una di numero, pagandola i centesimi necessari. Eppure gli sembra un gesto quasi poetico, forse nobile, assolutamente normale. Ha visto la scena, ma se n’è tristemente accontentato. Svevo li chiamava “teoristi”, uomini tutto pensiero e niente azione. Uomini senza pera. Ci fosse almeno sulla coscia, durante la discesa, una coccinella cui raccontarlo.

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One thought on “I senzapera

  1. utente anonimo says:

    uhm… allora sono una teorista anch’io. Ma da te, la frutta, profuma ancora? ( permettimi d’invidiarti un po’..)

    Faith

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