Le storie di Scuolamagia

Joga (mica tanto) bonito

Il vivaio calcistico di Scuolamagia ha sempre sfornato ottimi talenti. Nel corso degli ultimi anni scolastici le ricreazioni non avevano nulla da invidiare agli spot della Nike. Doppi passi, veroniche, sombreri, colpi di tacco: nulla sembrava precluso ai ragazzi del paesello. Quest’anno la musica è cambiata: il tasso tecnico ha subito un crollo verticale e le partite sono il trionfo del campanile, la tattica più utilizzata è il mischione furibondo, chi non colpisce il pallone di punta è proprio perché non lo colpisce, perché lo manca. Gli equilibri sono precari, le movenze scoordinatissime, i palloni varcano con frequenza disarmante l’altissima rete di cinta. Si temono rappresaglie dell’anziano dirimpettaio armato di forca. Eppure… Eppure non c’è un cucciolo che non sorrida, e non c’è una ragazzina che si tiri indietro (ai tempi di alunnomaradona e alunnoplatinì molte fanciulle davano forfait…). Ogni tanto qualcuno chiede il punteggio, il normalissimo “quanto siamo?”, e difficilmente trova un’anima che gli sappia rispondere. L’unico talento superstite tenta giocate impossibili e sembra un ballerino di tango, ma forse ci rimane anche un po’ male quando i suoi numeri d’alta scuola ottengono meno applausi di certi strafalcioni che neanche il Bambino piedestorto dei racconti di Stefano Benni. Personalmente provo a mettere ordine, la faccio girare, fornisco palloni invitanti e urlo come un pazzo quando Samu – sempre lui, che ultimamente sono solito chiamare per la sua immensa gioia “Osamu Tezuka” – solo DAVANTI al portiere, con l’estremo difensore DI FRONTE, FACCIA A FACCIA, carica il sinistro e colpisce di tacco.

Altro che grammatica e tabelline, caro Ministro Fioroni, bisogna tornare al torello.

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