Parola di antonia, Soletta, Stream of consciousness

“…e la mia guancia sopra le tue vesti sarebbe dolce salvezza della vita”

L’uomo col blocchetto di appunti e la penna veloce qualche giorno fa mi ha chiesto della tesi di laurea. Quale argomento avrei preferito trattare, fosse dipeso da me? Boh, ho risposto. Andavo di fretta, avevo bisogno subito del titolo di studio e sono sceso a compromessi per quanto riguarda il titolo del mio lavoro. Quindi: boh, non c’ho davvero mai pensato.

Oggi sì. Il libro è già troppo consumato. Mi ha già seguito in troppe stanze, mi ha già atteso su troppi tavoli, comodini, pavimenti. Si è intrufolato nello zaino, ha tenuto compagnia ai quaderni dei ragazzi. Si è accomodato sui sedili della macchina. Un Elefante Garzanti, violato dal bollino rosso di uno sconto del 15% nelle librerie Feltrinelli. In copertina Il Sole di Giuseppe Pelizza da Volpedo.

Sì sì, è proprio amore, questo mio per Antonia Pozzi, poetessa disperata. Ventiseienne, suicida, dimenticata. Non so nemmeno scegliere una poesia da versare nella Pozzanghera.

Ma se dovessi cominciare oggi la mia tesi di laurea – l’incipit sarebbe lo stesso, ma stavolta sincero: “ci sono storie a cui si resta come impigliati” – parlerebbe di lei.

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