Le storie di Scuolamagia

Tutteddue

Uno si vergogna più di un po’ quando, grande tra i piccoli, gli riesce il numero. Gli sembra di fermare l’attimo, si sente un esteta e un creatore. Si sente soprattutto gli occhi addosso. Poi però disimpegna, allarga il gioco, passa umilmente la palla. Ed ecco che la scena torna ad essere dei legittimi protagonisti, quelli di 11 anni dentro la loro partitella prima del doposcuola, prima dell’inverno. Attorno alla sfera nasce una piccola mischia, un tenero groviglio, e un cucciolo viene abbattuto da una manata fortuita. Il grande deve scendere in fretta dal piedistallo del suo compiacimento, il grande deve accorrere, il grande deve fare presto. Sì, perché il piccolo ha smesso di essere il mastino di centrocampo ed ora è un bambino fontana. Gli occhi spruzzano, il naso moccoleggia, le mani coprono il viso. Nasce il capannello, accorrono tutti, per ultimo il portiere, accertata la sospensione del gioco. C’è chi fa la faccia preoccupata: le ragazzine e l’innocente colpevole. C’è chi trattiene il riso, ma sembra non farcela. Il grande afferra le due manine sporche di pennarello e libera la luce di uno sguardo perduto, rivolto all’asfalto del campetto. Si accorge che il suo soccorso è diventato una specie di abbraccio, e che tutto quello che c’è attorno – chi ride, chi è serio, chi chiede “si ricomincia?” – non è altro che una specie di abbraccio. Diagnosticato un arrossamento cutaneo dell’orecchio, il grande cerca negli occhi degli accorsi qualche complice per la migliore delle terapie: una sana dose di cazzate miste. Boccacce, gesti, versi, finte scoregge. Ognuno dà fondo al meglio del suo repertorio. Il circo si chiude con la perentoria domanda di un coetaneo del ferito: «ma piangi o ridi?».

Piove bagnatissima la risposta del piccolo, così bella e così veltroniana: «Tutteddue!»

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