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Geografia

E se si alzasse una mano, in classe, a chiedere lumi? A dire “dicci, cos’è la Romania…, terra di mostri come quello?”.

Non sarebbe semplice, e non mi aiuterebbero i libri di testo, superficie, abitanti, densità uguale abitanti fratto superficie.

Cos’è per me “Romania”?

Il primo pensiero è per la storia del portiere Ducadam, il nome che sembra una formula magica, capace di neutralizzare 4 rigori in un’unica partita, la più importante, salvo poi finire vittima della securitate del regime di casa sua: le mani e la carriera spezzate.

Risalendo la mia adolescenza ecco dell’altro calcio, sempre intrecciato a fatti ed accadimenti storici. Di questo direi ai cuccioli. E di Miodrag Belodedici, difensore elegante, fuggito dall’inferno romeno per seguire le proprie origini etniche e la squadra del cuore di quand’era ragazzino, la Stella Rossa di Belgrado. Appunto, da un inferno all’altro, a cavallo tra gli anni ottanta del tracollo comunista e gli anni novanta delle guerre balcaniche.

Di Ceausescu ricordo gli occhi spettrali e la paura della morte stampata sul volto. E l’impressione – a tredici anni, davanti alla TV – che quelli attorno avessero sì ragione, ma pure una terribile violenza adosso. Poi ci sono gli aneddoti: il palazzo più grande del mondo, le lauree finte della moglie, la limousine per il cane (solo per il cane!).

Nadia Comaneci è da sempre per me il simbolo della perfezione. Nadia Comaneci è prendere 10, arrivare dove oltre non si può. Il bel gioco che dura poco, troppo poco; una vita da costruire sapendo che il traguardo l’hai raggiunto prima ancora di accorgerti che eri partito.

Infine, le fogne di Bucarest. I bambini di strada aggrappati alle tubature. I bambini a sniffare la colla. I bambini che non scoprono il sesso ma ne sono assaliti. I bambini che hanno visto cose che noi umani…

Questo so. Questo poco. Questo direi: ché quella terra dobbiamo farla diventare qualche faccia, qualche nome, qualche luogo (un fiume, un castello). Non terra di mostri, guai a noi. Andiamoci, direi. Con le parole, ma andiamoci.

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