Le storie di Scuolamagia, Soletta, Tutte queste cose passare

Maestro

Giorgio Ferigo era il medico che ogni primavera vaccinava i miei cuccioli. Nel corso dei miei primi due anni a Scuolamagia l’ho osservato di sfuggita arrivare con la sua borsa da dottore, chiudersi nella stanza con la siringa, la faccia giusta perché quell’ago non facesse troppa paura e le tanto odiate scartoffie da compilare. Il terzo anno non ce l’ho fatta più. Mi sono messo in fila, il settimo, e sono entrato. Grandicello, per la punturina. In realtà ero lì per una domanda. Se era lui Giorgio Ferigo il cantautore, se era lui Giorgio Ferigo il poeta, se aveva letto lui, 5 anni prima, quella meravigliosa versione carnica del De Rerum Natura in un teatro di Udine.

 

Dal çoc di Enea la Radîs, dai omps e dai dius la Gjonda,

Venus ch’i tu nudris, che sot la tramuda das stelas

il mâr ch’al puarta las nâfs, la tiera ch’a puarta la frua

tu emplas, e in graça di te dut ce che cajù al à flât

al cjapa forma…

 

Era lui.

Da allora, nei rari incontri, ricordo la sua curiosità (e simpatia) per me prof. abbarbicato per scelta alla sua terra. Le strette di mano forti, lui a dirmi “Prof.”, io a dirgli (la verità) “Maestro”. La volta che con una mail mi aveva invitato ad uno dei suoi rari concerti, e io mi ero scusato alla stazione delle corriere in un giorno di neve: “Maestro, non son venuto, sabato sono andato a sentire Claudio Lolli”. “Beh, se c’era Claudio Lolli allora non importa…”.

Voglio ricordare Giorgio Ferigo – mancato oggi, mancato presto – regalando ai lettori la sua personalissima versione di una canzone di George Brassens, Le gorille. 



 

La sua voce, e le sue idee, anche qui.

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