Le storie di Scuolamagia, Res cogitans

Lezioni di femminismo

Le lezioni sono sempre diverse, non ce n’è una che somigli all’altra. Però ce ne sono alcune che diventano come dei piccoli riti. Come la prima lezione sulla poesia. Anche se cade inesorabile nel corso del secondo quadrimestre, mi è venuta in mente oggi leggendo il saggio neofemminista di Loredana Lipperini, dove l’autrice fa notare come i libri in adozione nelle scuole italiane siano infarciti di luoghi comuni, cliché e immaginari sessisti.

Le antologie pullulano di storie con bambini che scoprono il mondo attraverso i loro giochi ingegnosi e di bambine indifese abbracciate all’immancabile bambola; di mamme che spignattano e accudiscono i figli mentre i padri quando va male si limitano a salvare il pianeta.

La prima lezione sulla poesia® nasce molto prima dell’agile saggio in questione, ma fila diritta verso le medesime conclusioni. Funziona pressappoco così.

·       Si fa aprire l’antologia a pag. 469;

·       Si dice ai ragazzi di guardare attentamente l’immagine posta sotto il titolo: Parole in versi;

poesia

·       Si chiede loro di riprodurre fedelmente, sul quaderno, il medesimo disegno (non è difficile, fa davvero cagare e alcuni addirittura lo migliorano…);

·       Si invita ad impugnare un pennarello, il più feroce;

·       Si detta, lentamente, dopo aver raccomandato l’enormità dello stampatello: “LA POESIA NON È RECITARE DEI VERSI ALLA MOROSA (RIGOROSAMENTE BIONDA) AL TRAMONTO IN RIVA A UN LAGO”;

·       Far guarnire con punti esclamativi (quanti dipende dal carattere e dalla sensibilità del singolo cucciolo…).

 

Poi basta. Forse come lezione c’è addirittura troppa carne al fuoco.

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