Le storie di Scuolamagia

Messaggero siculo

Un collega Mago mi chiama a sera, timoroso di recare disturbo. Mi parla dispiaciutissimo di una cosa di cui si è proprio dimenticato, di una cosa che avrebbe dovuto consegnare a un cucciolo di Scuolamagia martedì mattina, ma che è malauguratamente rimasta prigioniera di una tasca trascurata. Vuole riparare il danno, il collega Mago. Si arrovella, ipotizza di risalire in macchina fino al paese per svolgere il suo compito di ambasciatore. Poi gli viene in mente che potrebbe sfruttare me che il giorno dopo salgo presto a Scuolamagia, mi invita quindi per un caffè all’alba e per la consegna del misterioso oggetto da inoltrare. L’incontro avviene, puntualissimo. Collega Mago – un precario con la residenza a più di mille chilometri dalla palestra dove insegna capovolte, addominali, schiacciate e terzo tempo – mi tende la mano e nel palmo posso vedere la dolce inconsistenza di un foglietto a quadretti piegato in otto. Una calligrafia di ragazza (trattasi di un’alunna frequentante un’altra delle tante sedi in cui opera) ha tracciato le 5 lettere del nome del cucciolo, abbreviato con la “y” finale. Un bigliettino. Un semplice bigliettino. Parole che una quattordicenne ha rivolto ad un quattordicenne. Qualcosa che  doveva arrivare. Qualcosa che durante il compito di italiano è arrivato, per il sollievo di collega Mago, depositato dalle mie mani su un banco, tra un foglio di protocollo e una penna blu. Qualcosa di importante.

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