Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Metterci o non metterci un gay

Ultimo viaggio nelle scritture dei cuccioli nati nel ’94. Ultimo naufragio nelle loro calligrafie, nel loro mettere nero su bianco e bianchetto su nero. Oggi: prova scritta di italiano. Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione: E.D.S.C.D.P.C.D.I, ecco spiegato perché non esiste l’acronimo. Tutti, come ampiamente previsto, si sono gettati sulla prima traccia, quella che chiedeva loro di immaginare un futuro nella professione dei sogni. Yuri si è visto nei panni di un Mangaka. È grazie a lui, infatti, che so cosa sia un Mangaka. Nelle tre colonnine prodotte mi pare si sia come trattenuto, ha fatto catenaccio, si è chiuso in difesa. Strano, di solito attacca a testa bassa, osa e rischia. Peccato, a parte qualche problema con la Yakuza, sembra che la sua vita di genio del fumetto sia piuttosto regolare e monotona. Uno dei due Nicola si è voluto laureare in psicologia per occuparsi dei problemi di certa gente schizzata. A sera, piuttosto stanco, si ritira in camera da letto per leggere un libro che parla del Tibet e chissà perché proprio del Tibet. L’altro Nicola si è messo nei panni di una punta della Fiorentina allenata – nel 2012 – da Roberto Donadoni, reduce dai disastri in azzurro. Con una buona dose di ironia ha fatto un mare di quattrini e si è messo con la velina bionda, confessando pure di amarla. A fine carriera gli hanno addirittura amputato una gamba, ma quello è l’effetto Pistorius, la vicenda del quale lo ha sempre molto colpito. E Agata? Agata si è vestita da giornalista e si è data da fare per una testata forse un po’ vaga ma decisamente molto accogliente. Mi è piaciuto il fatto che il direttore portasse il mio nome, se non fosse che è lei stessa, poche righe più tardi, a fargli le scarpe al termine di una bruciante carriera.

Meraviglioso il momento in cui timidamente mi ha chiamato per chiedermi, se Jess, un simpaticissimo membro della redazione, poteva essere gay. “Ce n’è sempre uno, nei telefilm…”

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