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Le parole che contano

Con l’aria da adulto spocchioso ho detto a Scarpette Gialle che mi sarebbe spiaciuto abbandonasse il suo blog, nato quando era una mia alunna, per convertirsi a uno di quei social network che imperversano tra i suoi coetanei, pagine di pura e semplice autopromozione, ammiccamenti e idee zero. Gliel’ho detto, con l’evidente intento di provocare la sua mente vivacissima. Ma ho sbagliato, ho sbagliato forte. Ho sbagliato tutto. Sì, perché Scarpette Gialle era entrata a Bibliotecamagia proprio con lo scopo di scrivere una pagina sul suo vecchio e caro blog, perdurando in casa sua vecchi problemi di connessione alla rete. Voleva ricordare un ragazzo morto due giorni fa dalle sue parti, un aspirante dj travolto dal folle gioco della velocità a bordo di un auto dalla grandezza spropositata. Era triste, la quattordicenne. Ed erano tristi i suoi amici e le sue amiche che sono entrati per restituire un libro, o a portarmi un saluto. Erano colpiti e sperduti, come davanti alle cose che nessuno ti può spiegare, nemmeno i grandi, i grandi meno di chiunque altro. Adesso non resterebbe che indirizzarvi con un link allo struggente scritto della ragazza, se soltanto il computer della biblioteca non l’avesse ingurgitato spegnendosi all’improvviso e inspiegabilmente. Crudelmente. Quelle parole c’erano, però, io le ho viste, e questo è quello che conta.

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