Cineserie, Res cogitans

Lamento per i bambini senza cielo

Sembra facciano finta di niente ma si vede benissimo che soffrono come cani. Continuano a pestare i pedali del triciclo, tormentano la gonna della mamma. Forse ci pensano anche mentre un genitore li assiste nel fare pipì o popò dai pantaloni col buco, sul ciglio della strada. durante quel momento d’imbarazzo, quello che anche se non vuoi ti vien da guardare in su. Sopportano perché sono stoici, figli di un popolo stoico alla vigilia dell’ora X cui si è giunti dopo anni di stoicismo. Alle bambine è forse destinato un quid di dolore in più, ché le bambine non si accontentano di giochi terra terra col culo per terra, le bambine alzano prima gli occhi e vogliono far danzare i gonnellini bianchi a fiori che le nostre non indosserebbero neanche a carnevale. Sembra facciano finta di niente ma si vede benissimo che soffrono da morire. Come fossero in gabbia, una gabbia grande ma pur sempre una gabbia. Dall’otto agosto saranno sotto i riflettori, davanti agli sguardi dei coetanei di tutto il mondo. Sto qui a fantasticare una rivoluzione prepuberale, programma massimalista, uno spettro azzurro che si aggiri su Pechino olimpica. Sia ridato il cielo a quei bambini, senza se e senza ma, qui ed ora.

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