Cineserie, Res cogitans, Stream of consciousness

La compagna

Premessa necessaria: magari non ho capito un fico. Quindi: post col beneficio d’inventario.

 

Immaginatevi la ragazza. Una bellissima ragazza. Slanciata e fiera, fasciata da un abito semplice ma a suo modo elegante. Le braccia nude, la gonna marrone fino al ginocchio, le scarpe con un piccolo tacco. A suo fianco un ragazzo in maniche di camicia, una camicia bianca. In mano regge una cartellina rigida con dei fogli su cui traccia piccoli segni avvicinando la carta agli occhiali da presbite. Metodico, segue la ragazza, cui è con tutta evidenza subordinato.

La giovane – avrà massimo 27 anni – si avvicina all’edicolante, si intrattiene per qualche istante, pone delle domande, le risposte sono annotate da manichedicamicia. Il tono è autorevole ma sereno, la conversazione termina con un sorriso luminosissimo. È la volta del piccolo negozio di frutta e verdura, uno sgabuzzino affacciato su un marciapiede, le pesche appoggiate su un foglio di giornale, a pochi centimetri dai piedi dei passanti. La prassi è la stessa, una sorta di sondaggio, di “come vanno le cose?”. Lamentele, richieste. La verduraia qualche sassolino nella scarpa sembra pure avercelo, ma la voce della ragazza sembra riuscire a ricomporre il clima iniziale, sarà la gonna svolazzante, saranno i sorrisi.

Fine della suspance, sul petto del personaggio fin qui descritto pende un cartellino con due caratteri, un nome, e una falce intrecciata ad un martello. Certo, non arrivo al punto di definire la scena che ho spiato come un voyeur “politica”. No, non sono così ingenuo. Il gioco è truccato e lo so bene, alla giovane ragazza mancano i legittimi rivali, i concorrenti, una coetanea con un cartellino con un girasole, una spiga, un panda, qualsiasi cosa, una coetanea con un cartellino diverso.

L’espressione “vicino ai cittadini”, quella mi sento di usarla. La parola d’ordine della primavera politica italiana, con l’esigenza insopprimibile di parlare al popolo, capirne gli umori, interpretarne le aspettative. Se non uso la parola politica, troppo preziosa, non posso nemmeno affermare che la ragazza con la gonna marrone stesse combattendo l’antipolitica. Però… Però, una mezza lezioncina… tre quarti di lezioncina, via.

Standard
Cineserie, Res cogitans, Stream of consciousness

In taxi…

Il tassista ha dapprima rallentato. Poi ha iniziato a imprecare per l’improvviso rallentamento del traffico. Poi le imprecazioni sono diventate una specie di preghiera, fatta di mani nervose che mollavano il volante per congiungersi e vibrare nell’aria, fatta di sguardi verso l’alto. Io, seduto di fianco alla mia borsa della spesa, riuscivo a vedere soltanto un grosso furgone in una posizione illogica. Il taxi ha disimpegnato l’immenso incrocio zigzagando, non abbastanza per evitami la visione della morte.

Le metropoli, si sa, non hanno un anima. Sono spietate. Hanno piedi che continuano a camminare, valigette che vanno per la loro strada, ombrellini che continuano a riparare da un sole invisibile e spietato. Voglio lodare qui quel tassista sconvolto, almeno quanto me. Ne deve aver viste tante, lungo le sue giornate infinite d’asfalto, ma non abbastanza per assuefarsi. L’ho pensato insonne come me, dentro questa notte bianca. A quest’ora sarà già ripartito con la sua Volkswagen Jetta: altro giro altra corsa. Sono 15 yuan. Xièxie.

Standard