Cineserie, Res cogitans, Stream of consciousness

In taxi…

Il tassista ha dapprima rallentato. Poi ha iniziato a imprecare per l’improvviso rallentamento del traffico. Poi le imprecazioni sono diventate una specie di preghiera, fatta di mani nervose che mollavano il volante per congiungersi e vibrare nell’aria, fatta di sguardi verso l’alto. Io, seduto di fianco alla mia borsa della spesa, riuscivo a vedere soltanto un grosso furgone in una posizione illogica. Il taxi ha disimpegnato l’immenso incrocio zigzagando, non abbastanza per evitami la visione della morte.

Le metropoli, si sa, non hanno un anima. Sono spietate. Hanno piedi che continuano a camminare, valigette che vanno per la loro strada, ombrellini che continuano a riparare da un sole invisibile e spietato. Voglio lodare qui quel tassista sconvolto, almeno quanto me. Ne deve aver viste tante, lungo le sue giornate infinite d’asfalto, ma non abbastanza per assuefarsi. L’ho pensato insonne come me, dentro questa notte bianca. A quest’ora sarà già ripartito con la sua Volkswagen Jetta: altro giro altra corsa. Sono 15 yuan. Xièxie.

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