Cineserie

I giornalisti, come le donne, quando vanno in bagno ci vanno in due…

Pozzanghera non vuol dare lezioni a nessuno. Se ne guarda bene. Le spiace notare, però, che le maggiori testate italiane (1 e 2), con tutto quello che davanti agli occhi qui si squaderna, con tutto quello che fa dire Ohhhh, che fa dire Maddai, che fa dire Chi l’avrebbe mai detto… siano rimaste chiuse nel cesso. All’unisono, come non accade neanche con il primo fascicolo gratuito del corso d’inglese. Vabbè il quadretto, vabbè la pillola giornalistica scritta bene… Ma se a Torino 2006 la stampa internazionale avesse cominciato a raccontare l’Olimpiade dagli sciacquoni…

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Cineserie

Straordinarie misure d’insicurezza

Andavo bel bello per hutong, la mia solita passeggiatina nella Cina profonda, lontano da lustrini e palazzoni, sopraelevate e altissima moda. Avrei dovuto capirlo dalla densità di venditori di bandierine, oppure da certe guanciotte…

 

Tipa

…di lì a poco, nello stradone, sarebbe passata la fiaccola. Francamente non so nemmeno dove mi trovo, ho perso tutti i riferimenti, tutti i miei grattacieli mollica di pane. Mi chiedo se è il caso di unirmi a queste allegre genti in attesa del tedoforo. Certo, mi rispondo, non posso mica battere la fiaccola. (Un assaggio, tanto per entrare nel tono satirico del post…). Arrivano quelli della Polizia, hanno i guantini bianchi e i modi gentili, ci dicono di sistemarci in uno degli angoli dell’incrocio. Non c’è problema, noi si collabora, noi si agevola. Sì, d’accordo, ma non ci staremo mai in quell’angolo. Niente da fare. Il nostro angolino è proprio quello. Quelli della pula chiamano allora una trentina di soldatini imberbi, dai 16 a i 20 anni, li invitano a formare un cordone umano che ci schiacci contro il marciapiede e il piccolo prato alle sue spalle. Detto e fatto. Ma quelli sono cuccioli e si vede che gli piange il cuore. Il gioco si fa duro e quando il gioco si fa duro, si sa… Ecco arrivare un paio di dozzine di teste di cazzocuoio, palestratissimi, spigolosissimi nelle divise blu col cappellino (molto amerikano). Cominciano a spingere la folla (dentro ci sono io, nella folla). Non hanno guantini bianchi, non hanno i visi imberbi. Pazienza se spingono me, che c’ho la faccia dell’attivista politico che da un momento all’altro srotola lo striscione pro Tibet, questi fanno volare via vecchine come fossero foglie di platano, sollevano ragazzine, comprimono anziani sdentati. I bambini, almeno una decina, attaccano a piangere. Hanno voluto scherzare col fuoco olimpico? Da buon italiano di sinistra dovrei scrivere che ho assistito ad una scena cilena. In realtà mi ha colpito molto il clima di profonda disorganizzazione. Altro che fiaccola olimpica, quella era la fiaccola dell’anarchia! Infatti, mentre 100 energumeni si occupavano di inscatolare 120 innocui spettatori, attorno la sicurezza faceva acqua: spazzini che continuavano a spazzare la strada, biciclette scassate trasportanti bombole del gas  (!), giovani allegramente arrampicati sugli alberi, sui lampioni. Gente che andava e gente che veniva, con le forze dell’ordine equamente divise tra chi giocava al sergente di ferro e chi nell’angolo messaggiava col telefonino. Menzione d’onore per la vecchina sorridente capace di sferrare una testata (alta un metro e cinque cm, fate un po’ voi dove…) ad un energumeno in divisa.   

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