Dio quanto li odio. Sì, di un odio anche un po’ facinoroso. Quelli che non si ricordano com’erano le scuole elementari di una volta e il mondo intero di una volta (intendendo per “una volta” mica un secolo, bastano vent’anni fa…). Quelli che anche loro hanno avuto il maestro unico e quindi: che male c’è? Mica sono andati a finire male: dirigono i giornali, parlano alla tv, hanno conquistato uno scranno, loro, e hanno la casa al mare. Ma la cosa che più non sopporto è la loro arma (spuntata) segreta: gli strafalcioni. Sì, perché i bambini di oggi scrivono (e continuano a farlo fino ai concorsi per entrare in magistratura) senza una sana dose di apostrofi, non mettono l’acca quando serve e gli accenti? Non ne parliamo…
Una a caso: Susanna Tamaro intercettata in una rassegna stampa alla radio. Cito a memoria: “I bimbi studiano il surriscaldamento globale ma non sanno più cos’è il decilitro”. Ecco centrato il problema. Ma cosa sto lì a parlare di democrazia e di Obama e di Birmania e di aborto (capita, è capitato l’altro giorno… perché i cuccioli domandano, e non domandano mai cos’è un decilitro…), di Google e di Socrate, delle dighe sul Narmada e di quote rosa?! Devo parlare dei decametri, ecco cosa devo fare. Come quando ero piccolo e la scuola insegnava tante piccole formulette a memoria, quando tutto era una filastrocca, diadainconsupertrafra(sopraesotto), la Dora Baltea viaggiava in coppia con la Dora Riparia e su sto e sta l’accento non ci andava manco morto.