Soletta, Stream of consciousness

Gli acrobati, il barbone e gli alberi.

Mi piace il blog di Dario Cresto-Dina.

Eccone tre piccoli estratti.

 

“A occhi chiusi, se dietro di me ci fossi tu, io mi lascerei cadere”. È fra le più belle dichiarazioni d’amore mai sentite. Può essere di tutti, non solo degli acrobati.

 

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Al pronto soccorso un barbone mi regala una vecchia moneta da cento lire. Ne aveva in tasca cinque. “Una per mia moglie, quando m’innamorerò, perché quando mi innamorerò mi sposerò; una per mia figlia perché quando m’innamorerò farò una figlia; una per mia madre perché quando morirò la ritroverò più giovane di me; una per quel puttaniere di mio padre, per fargli capire che sono meno stronzo di lui. Queste non te le posso dare, ma quella che mi avanza la do a te perché mi hai guardato negli occhi e mi hai sorriso”.

 

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“A me piacciono gli alberi sulle montagne, perché hanno qualcosa di diverso” (Christopher Walken a De Niro nel film “Il cacciatore”).  Ho sempre guardato gli alberi, soprattutto dentro i temporali. Fin da bambino mi sono sentito guardato da loro, custodito anche quando cercavo di perdermi in un bosco. Custodito, come si fa con l’amore. Un pittore mi scrisse dietro un quadro di un faggio rosso più o meno queste parole: non le stelle o i computer, ma gli alberi sono la nostra memoria. Aspettano, sorvegliano i nostri amori, per dirci di tornare un giorno al grembo dove si è nati, quando il vento si fa tempesta liquida di semi, nel buio.

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