Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Stream of consciousness

Apologia a Scuolamagia

Ne sono consapevole. I racconti di Scuolamagia sanno di zucchero, non c’è verso. Il genere non piace a tutti. Qualcuno può aver letto stizzito, (mal)pensando che il titolare del blog omettesse particolari, colori, umori e sapori diversi, magari amari. No, sento di essere stato fin qui sostanzialmente onesto, raccontando una realtà com’è per davvero. Scuolamagia è un luogo sereno, e quando qualcuno è punto da qualche spillo di dolore, gli altri sono lì piuttosto pronti a curare e disinfettare.

Non sarei (intellettualmente) onesto se tacessi quello che è accaduto oggi, seppure al di fuori della scuola e per opera di ignoti (almeno spero).

I miei occhi, spento il motore dopo la solita oretta di viaggio, non hanno potuto non posarsi su questo.

 

Dux

Erano le 7.40 e nel cielo c’era un sole ghiacciato.

Adesso ci sarà da lavorare. Ci sarà da capire. Ci sarà da rimboccarsi le maniche. Il 12 dicembre stavo per scrivere sul blog che era il 12 dicembre, come ogni anno. Caso mai ce lo fossimo dimenticati, io lo stavo quasi per fare. Così non ho scritto niente e ho tirato dritto, pensando che la vita si può guardare anche dal punto di vista del 13 dicembre, il giorno dopo, il compleanno del mio superalunno Samu.

Proprio con Samu oggi pomeriggio ho parlato a lungo di quel lenzuolaccio. Lui tendeva a minimizzare, anche se sembrava consapevole dell’esistenza di una fetta di società – di due o tre anni più anziana di lui, a netta maggioranza maschile – pronta ad attenderlo sulla soglia di una decisione: con o contro quella scritta e quelle croci.

In mezzo – tra la fetta di società e la decisione – mi sa che ci sono io. In mezzo, tra me e il ragazzino, mi sa che c’è l’ idea che potrà avere della libertà.

 

Scuolamagia è ferita, nonostante il clima di festa, le canzoni, i regali. Fa bene la solidarietà delle istituzioni, fa bene la sicurezza che da dopodomani, in vacanza, ci mancheremo tutti. E questo – perdonate – è il solito zucchero.

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