Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Il maestro Beppino

Pensiamoci, il quadro è questo. Tutti dicono urlando che bisogna coprire il dolore di silenzio. Tutti dicono che il medico ha detto che la ragazza non è più quella delle fotografie, che sono passati 17 anni e che forse è il caso di pensare che un corpo cambia in 17 anni, specie se non si può più muovere ed è alimentato artificialmente. Sicuro, e intanto tutti conosciamo a memoria la foto con la racchetta da sci e gli occhiali da sole, quella col cappello, quella della doccia, quella colle mani incrociate sul petto, quella coi capelli che cadono alla destra del viso, quella del padre che mostra quella coi capelli che cadono alla destra del viso. Non è solo questo, il quadro. Il quadro sono Fini e la Prestigiacomo che sembrano molto più indignati di Veltroni, il quadro sono porporati che parlano parole violente, aggressive, senza pietà (e viene in mente la vignetta di Bucchi, su “Repubblica”, ieri: “Provengo da una famiglia tradizionazista…”), il quadro sono i giornali on line che regalano alla vicenda Englaro la parte alta dello schermo, quella che conta, ma sempre un centimetro sotto la notizia rossa e lampeggiante: FIORELLO FARÀ IL SUO SPETTACOLO SU SKY.

E allora, se il quadro è questo, bisogna guardare oltre il quadro. E bisogna dire grazie al signor Beppino. Esistono luoghi, fuori dalle Tv e dai giornali, fuori da facebook e anche dalle chiese. Piccoli luoghi semplici, dove non c’è un giornalista ma magari c’è un bicchiere di vino, ci sono le briciole di una cena, la buccia di un’arancia. Luoghi dove si dicono cose importanti, dove si dice “povera quella ragazza”, dove si dice “che dignità, quel padre”. Si dice anche, probabilmente, “io con mio figlio non lo farei”, si dice anche “non è giusto”, si dice anche questo. Più raramente, immagino, ma si dice e anche quel pensiero deve un grazie a Beppino Englaro e alla sua battaglia. Chi difende a oltranza la vita non era mai riuscito a farci toccare così da vicino il suo confine con la morte. Chi per mestiere e vocazione dovrebbe avvicinarci quotidianamente alla pietà ha smesso da tempo di agire sulle nostre coscienze. Supplisce, il signor Beppino. E insegna. È un supplente, comunque la si pensi. Un po’ rude, come un maestro di una volta. Di quelli che vibrano sberle, e ce le meritiamo tutte, e ce le meritiamo tutti.

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