Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Due italiani e 30.000 argentini

Il ragazzino sgrana due occhi terrorizzati e mi inchioda alle parole parziali che ho appena pronunciato. È un mattina di ottobre e non so perché da una normale lezione di educazione civica (io la chiamo alla vecchia maniera) si sia finiti nell’Argentina della fine degli anni settanta, a parlare di corpi scomparsi e gol di Mario Kempes, di madri coraggiose e militari vigliacchi. Tutto in realtà filava piuttosto liscio, ché i cuccioli sono più abituati agli orrori di quanto si possa pensare, finché quelle due pupille mi hanno chiesto di essere più esplicito, di abbandonare ogni reticenza.

«Perché erano nudi?»

«Perché li lanciavano nudi nei fiumi e nell’oceano?»

Non ho nemmeno risposto io, c’è stata una sorta di risposta collettiva dei compagni, qualcosa sui jeans che sono pressoché indistruttibili, al massimo si sgualciscono un po’, ed ecco coniugato nel tempo della chiarezza il tristo verbo “desaparecer”.

 

Il ragazzino di mestiere fa il ragazzino: ridere, correre, combinare guai, fare scherzi, nascondere oggetti, dire parolacce, maneggiare joystick, colpire pali e traverse. Fa già anche i conti con l’etica, però. E s’indigna e s’intorcina, e cerca in ogni cosa la giustizia. 

 

Quest’uomo, invece, di mestiere fa il Presidente del Consiglio.

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