Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Stream of consciousness

Corpo insegnante

Non so se Samu sia il più bravo tra i miei alunni attori; sicuramente è il più consapevole, quello che si prende più sul serio quando sta sulla scena, ed è anche uno che non si tira indietro quando si tratta di versare una lacrima per una storia che valga questo sforzo. Sarà per questo che stamattina ha voluto avvicinarsi spontaneamente e prima di me all’attore vero che lo aveva stordito di emozioni, per stringergli forte la manona con la sua manina, per sussurrargli parole enfatiche e lentissime (volevo proprio dirle che il suo spettacolo mi ha colpito moltissimo…), assurde e spaesate in quel brulicare chiassoso di adolescenti diretti verso l’uscita del teatro.

Dovremmo imparare, noi insegnanti, dagli attori che si esibiscono davanti alle platee dei ragazzi. Da uno come Roberto Anglisani, che monologa per un’ora davanti a 200 alunni delle medie, dando l’anima fino a commuoversi (davvero) per la morte del suo protagonista già morto chissà quante volte e chissà su quanti altri palcoscenici, dimostrando che con la passione non c’è routine che possa scalfire i gesti di un mestiere.

Ripensando alla scuola dei bastoni in condotta, agli insegnanti che non ce la fanno e chiedono al legislatore gli strumenti per ammansire le classi, ecco un adulto che prima di tutto sa di avere una storia da porgere ai suoi giovani utenti, ma sa anche che quelle parole dovranno passare attraverso il suo corpo prima di essere assimilate, se vogliono essere assimilate. Ma c’è dell’altro. C’è un rispetto grande per il proprio pubblico, visibile già nelle battute scambiate sotto la pioggia con i ragazzi, un’ora e mezza prima dell’apertura del sipario, senza che questi lo riconoscessero come il protagonista dello spettacolo cui avrebbero assistito. “Siete già qui, dovete aspettare al freddo, sotto la pioggia… Mi dispiace…”, manco fosse colpa sua.

E c’è quell’applauso finale, respinto al mittente, la platea ancora emozionata che si autoapplaude su richiesta dell’attore. Alla faccia dei colleghi che gli dicono : “Domani reciti per i ragazzi delle medie? Auguri…”.

Persone vive, li ha chiamati, i ragazzi delle medie. Il contrario dei frequentatori del teatro per adulti: un pubblico di morti.

E a quel punto Samu non ce l’ha fatta più e deve aver pensato che quella mano andava proprio stretta.

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