La siore Erminie entra ogni giorno nelle mie classi, specialmente nelle Terze. È nata nel 1922 e vive in una meravigliosa località in una vallata vicina a quella dei miei cuccioli e di Scuolamagia. Non ha frequentato nemmeno le scuole elementari, ha partecipato attivamente alla Resistenza, ha sgobbato una vita intera per campi, pascoli e boschi, è vedova, non si sa se abbia figli. Non si sa perché non ce lo siamo ancora chiesto, noi che l’abbiamo inventata.
Sì, perché la siore Erminie di Pesariis è la nostra “casalinga di Voghera”. La persona che immaginiamo ci sieda accanto, a scuola, ogni volta che la nostra scrittura e il nostro eloquio devono essere chiari e limpidi come laghi di montagna. Vale a dire: sempre.
Mi capita spesso di censurare i pensieri più contorti, o il periodare più intorcinato, richiamando la classe al rispetto dell’energica e curiosa vecchina. Le mie spiegazioni, altresì, possono subire degli stop ironici ma perentori: “…e se ci fosse la siore Erminie? Capirebbe?”.
La siore Erminie è contro il politichese (e contro l’infamia di tutte le lingue settoriali: didattichese compreso…). La siore Erminie ha sulle spalle una gerla di punti (.) e li usa: le frasi che preferisce sono brevi ed essenziali. La siore Erminie ama la rima fiore-amore e i poeti della poesia onesta, l’unica che rimanga da fare.
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