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Il clic prima del clic (ancora su Tiananmen)

Ragazzo

E tutti a chiedersi che fine abbia fatto il ragazzo. Un anno dopo. A cinque anni da. A dieci anni da. A vent’anni da: l’altro giorno. Il ragazzo con le sporte di plastica e la schiena dritta, quello coi capelli neri nel posto dove tutti hanno i capelli neri. L’avranno catturato, l’avranno torturato, sarà fuggito negli Usa, sarà protetto, vivrà sotto mentite spoglie: la solita girandola di ipotesi. E l’ossessione per il dopo, per il “come sarà andata a finire?”.

Ma chi si chiede mai come sia andata a cominciare?

Io sono rimasto colpito questa foto che racconta il prima. Il poco prima, l’attimo prima. Bisogna aguzzare la vista, bisogna “fare caso” tra i due alberi, a sinistra della colonna. La colonna di pietra, non la colonna di carrarmati, pur presente all’orizzonte della piazza. Era già tutto scritto. Il gesto, intendo. Era pensato, ci saranno almeno 200 metri per cambiare idea e l’idea non cambierà, rimarrà la stessa, in quella che non era una farsa (era una tragedia, infatti…) e lo si legge nello sguardo di chi scappa, a piedi o in bicicletta.

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