Soletta, Stream of consciousness

Professione di intenti mancati

Appena tornato da un incontro pubblico con Umberto Ambrosoli. La normalità del bene, e un racconto tanto civile da non sembrare quasi italiano. Vorrei scrivere e dilungarmi, ma non so perché non ci riesco. Penso valga tacere e buttarsi a capofitto nella lettura. Quella del suo libro, ad esempio. Ma ho voglia di entrare, ad esempio, anche nella Patria di Enrico Deaglio. Un migliaio di pagine dove nascondermi e stare un po’ zitto, ché la pozzanghera c’è e mi saprà aspettare.

Oggi mentre pedalavo in salita pensavo a un bel post sulla Cina, la mia Cina di un anno fa (non quella di 3 anni fa). Poi, no. Poi mi sono detto: un’altra volta. Al concerto di Madonna – ebbenesì – avrei voluto avere il computer appresso per raccontare tutto quel mondo che non riusciva proprio a stare fermo. Dal concerto di Fossati, ad Aquileia, avrei riportato emozioni e musica vera, quella sì. Gianmaria Testa a Cividale – è un tempo di concerti, I know – mi ha graffiato come sempre con la sua voce, ma anche di lui non voglio scrivere.

A Topolò per la seconda volta, un pezzo minimalista per il blog mi è venuto incontro nelle sembianze di un cane. Proprio lui, lo stesso dell’incontro con Gian Luca Favetto. Si era seduto al mio fianco allora, si è seduto al mio fianco ieri, anche se il luogo del paese era un altro e nonostante ci fossero altre 70 persone. No, lui viene vicino a me.

Però non ne voglio scrivere e non ne scrivo. Pazienza.

Verrà il tempo.

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