12, 14, 19, 38, 41, 45. Belli ed evidenti in sovraimpressione. Spalmati su una banda orizzontale onnipresente. Ok, il SuperEnalotto è lo sport nazionale, l’unica tassa che pagano quasi tutti, il sogno dei senza sogni, il calcolo di chi calcolare non sa: mentre il giornalista li sta leggendo, è giusto che i numeri appaiano e supportino gli anziani con la matitina e le mogli che dettano a dita incrociate. Poi però basta, Tg1. E invece no, e anche se so benissimo che sono io che per una volta ti guardo quello che potrebbe essere altrove, non riesco a non provare un fortissimo sdegno per quei numeri fuori posto. Si parla di Israele, del rischio di un attentato e davanti alle immagini ci sono ancora loro: 12, 14, 19, 38, 41, 45. Il vecchietto ha già scritto, non servono più. Rimangono lì. C’è la disoccupazione ed un numero con la virgola – 9,5 – spaventoso e preoccupante, ma loro sono più forti e lo oscurano: 12, 14, 19, 38, 41, 45. C’è l’influenza e la paura di una pandemia, beccatevi il numero Jolly: 31. C’è la malasanità e una bambina: muore per il cancro al cervello che ben quattro medici non hanno saputo diagnosticare. Sono capricci infantili, hanno detto, e la voglia di attirare l’attenzione. Il numero da ricordare sarebbe 11: anni spezzati. Ma la TV di Stato davanti c’ha messo un bel 28: numero Super Star.