Soletta, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Se ne sono andati

Una delle rubriche che rendevano unico il giornale “Diario” s’intitolava SE NE SONO ANDATI. Stava lì, nella penultima e nella terzultima pagina. Era un ricordo sincero di persone e personalità scomparse nel corso della settimana appena conclusa. Poteva mettere fianco a fianco un africano affogato nel Mediterraneo e un leader politico xenofobo, un violoncellista e un vecchio partigiano. C’era il rispetto che si deve ai morti, e nella tradizione del giornale si respiravano idee e la morale di quelle favole concluse.

Oggi SE NE SONO ANDATI potrebbe ospitare “Diario” stesso, che se ne va duro e puro come ha vissuto. Non scendendo mai a compromessi con nessuno e in primo luogo con la pubblicità, anima del commercio. A patto di vendergliela, l’anima.

Mi chiedo ora se non si sarebbe potuto dare spazio a qualche modella ammiccante, inserire qualche campioncino di crema idratante, offerte telefoniche e non soltanto copertine di libri serissimi di editori amici. Per volare un po’ più a lungo e un po’ più lontano. I numeri di “Diario” li conservo come fossero volumi d’enciclopedia. Era il mio giornale e ora mi sento un po’ orfano. SE NE SONO ANDATI, rimaniamo noi ma siamo più poveri.

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