Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Trans

Sapevo che l’avrei ritrovato. Ho sfidato il disordine e la polvere di cui si sa ammantare, ma alla fine ci sono riuscito. Ho stretto di nuovo tra le mani quella fotocopia, ho riletto quelle due facciate scritte a mano, vergate da una calligrafia microscopica e tonda. Un vero e proprio racconto, anche se l’autrice quando aveva 13 anni l’avrà sicuramente chiamato “tema”, e sarà stato per lei uno dei tanti “compiti” che ti rubano il tempo e la vita.

Non ricordo quale fosse la traccia, so che era libera e per questo più difficile, sbattendo in faccia il vuoto della pagina bianca da affrontare senza gli appigli di un titolo già formulato, un titolo che chiede e chiedendo guida.

Ho rivissuto, intatto, lo stupore del pomeriggio in cui mi sono seduto per correggere. La pila dei quaderni, le tante fantasie che si rincorrono, le avventure di tanti protagonisti divertenti e strampalati e poi all’improvviso quella storia e quel protagonista.

Un trans. Nel racconto di una tredicenne immersa in un tempo – era il 2005 – senza Brenda e senza Natalì. Un tempo senza China. Senza quei corpi macellati in pubblico, pietanze indigeribili per consumatori di notizie bollenti.

Un trans nato da una penna appoggiata sulla scrivania di una cameretta di montagna, lontano da asprezze di vita cittadina, al riparo da vissuti borderline.

Un trans che ha visto la luce da un puro guizzo di sensibilità, dipinto da due occhi bene aperti sul mondo, due occhi curiosi e soprattutto coraggiosi. Due occhi che – penso ora come pensai allora – forse avevano incrociato Tutto su mia madre dentro qualche palinsesto televisivo.

Un trans senza mai usare la parola trans, stretto nel lessico aggrovigliato di una vera e propria dinamica identitaria, segnata da rimorsi e rimpianti per il passato, tesa verso le incognite di un futuro da ridisegnare.

Che idea della transessualità possono essersi fatti gli italiani, magari proprio quelli di 13 anni, così come è stata descritta dai mezzi di comunicazione di massa a questo giro, complici le vicende del Governatore del Lazio?

Brividi. Cattivi.
Brividi buoni, invece, se rileggo, e lo rileggo ancora, subito, il tema che mi ha fatto conoscere Luisa col la sua borsetta arancione, che scappa via nella penultima riga di un tema del 2005, scritto da un ragazza di terza media.

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