Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Comici stremati guerrieri

Quando ti accorgi che non vogliono che la lezione finisca – perché è interessante, perché la pancia fa male per il troppo ridere, perché a casa sarebbe comunque peggio -, quello è il momento più bello.

Non è vero il contrario, però. Quando è evidente che non ne possono più, che ne hanno abbastanza, che “concentrazione” è un termine dialettale birmano, quello NON È il momento più brutto.

Perché fanno tenerezza, perché portano addosso fatiche che spesso i grandi non vedono, perché le portano con una dignità che i grandi si sognano.

La stanchezza fa sembrare gli adulti più vecchi, gli adolescenti li rende tristi. Guardano orologi da polso, se non ce li hanno si protendono verso i campanili di paese; cambiano posizione sulla sedia, sbuffano aliti che non hanno odore, vento puro.

Capita in certe giornate pesanti di verifiche scritte e orali, capita il giorno dopo una gara sportiva massacrante; capita così, quando capita, magari senza nemmeno un motivo plausibile.

Quello che posso fare io, in quelle occasioni, è attribuirmi poteri di Re ed esercitarli concedendo la GRAZIA. Un quaderno che si chiude, 7 domande che diventano 4, il ritmo che scende, la voce che si abbassa, chiacchiere da salotto e attesa della fine.
Poi – fuori scuola – la forza ritorna. Basta un cartone animato, un pisolino, il dito in un barattolo di nutella.

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