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La lingua PRECARIA di Dell’Utri

Le cose della vita: uno sta più di un mese senza scrivere una riga e poi prova a ricominciare parlando di Marcello Dell’Utri. Non avevo niente di meglio da fare? In effetti…
Fatto sta che il buon (?) Marcello ha preso carta e penna per scrivere a “Repubblica”. E qui potrebbe sorgere spontanea un’obiezione: figuriamoci se la lettera l’ha scritta lui; il politico avrà come ogni personalità che si rispetti delegato un ufficio stampa, un ghostwriter. Però, nella fattispecie si trattava di replicare, sul tema dei presunti diari mussoliniani di cui Dell’Utri è in possesso, a un caustico (al solito) articolo di Francesco Merlo, uno che se ti rade al suolo ti sta facendo un complimento. Uno così feroce che mentre lo leggi, anche se ha pienamente ragione, solidarizzeresti col suo bersaglio polemico anche se si chiama Marcello Dell’Utri. (Update: no, se si chiama MD’U no…). Insomma, non si trattava di una precisazione puntigliosa, era una vera battaglia campale.
Conclusasi, vengo al punto, con un invito del giornalista di “Repubblica” al senatore del Pdl, in un brevissimo corsivo, a mettere da parte gli interessi storiografici per dedicarsi piuttosto alla cura della sintassi. Cosa c’entra la sintassi?
Nei giorni in cui la scuola italiana lascia a casa migliaia di professionisti di cui si è servita nel corso degli anni, quello che nella maggioranza governativa passa per uno dei più raffinati intellettuali, il bibliofilo Marcello Dell’Utri, infila 3 errori da penna blu in una missiva di 10 righe. Errori veri, roba grossa, mica refusi imputabili al precario di “Repubblica” (chi è senza peccato scagli ecc…) che ha fatto “copia e incolla” per impaginare la risposta a Merlo…
Parli e scriva quanto vuole, il discusso uomo politico, dei diari del Duce e pure di quello di Hello Kitty. Ma basta dargli dell’intellettuale, please. O dare per scontato che lo sia.

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