Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Non possiamo non dirci IL CULO

I quotidiani viaggi verso Scuolamagia mi rubano all’incirca 2 ore. Uno lo sa in partenza e si attrezza. Quindi pensa, parecchio, quindi canta, quindi ascolta musiche varie e la radiofonia che le vallate di montagna permettono di intercettare. Questa mattina – il tempo di un’andata e di un ritorno – dai microfoni della radio pubblica ho ascoltato ben 2 voci femminili, voci di giornaliste navigate, avanzare un pericolosissimo punto di vista capace di fare imbestialire il mio femminismo a oltranza. Che pena queste giovani donne così volgari, capaci di macchiarsi di parole tanto spietate nei confronti di una persona anziana. “Vecchio”, “Cadente”, “Grasso”, “Fa schifo”. Ma è quello il modo di riferirsi ad un Premier attempato? E poi, quella Ruby: ma è proprio il caso di continuare a porre l’accento sulla parola “minorenne”? Ma non sembra anche a voi un po’ troppo scaltra, disinvolta, furbetta per finire nel mucchio degli infanti insieme alla vostra nipotina di 7 anni? Ecco, parole così.
Da qui l’idea del post che sguazza oggi nella Pozzanghera. Per prender parte, per stare dalla parte giusta. Fondere e intrecciare un celebre pensiero del laico Benedetto Croce (“Non possiamo non dirci Cristiani”) con l’intercettazione telefonica più eloquente della storia, un’agile sineddoche attribuita alla giovane Ruby (“…io sono il culo”).

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