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Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni

ROBERTO%20VECCHIONI%20MONTECRISTO

La prima volta che l’ho visto avevo 14 anni. È salito sul palco ed è cominciata malissimo: Agordo (in provincia di Belluno) si pronuncia Àgordo e non Agòrdo ma il cantautore evidentemente non lo sapeva. Niente paura, davanti alle sonore rimostranze del pubblico locale, quell’ometto è tornato sui suoi passi, rifacendo tutto da capo. Nuovo ingresso e…: “buonasera Àgordo!”. Bisogna sempre mettere i puntini sulle “i”, e pure gli accenti sulle “à”, un professore come lui queste cose le sa.
Poi per me si è trattato come di una sorta di rito di iniziazione. Di concerti non ne avevo visti altri, quello era il primo, quindi non che ci volesse molto ad impressionarmi. Però a colpirmi furono più le parole dette che quelle cantate. La trama tessuta tra una canzone e l’altra, il repertorio di piccoli aneddoti, didascalie, contrappunti e chiose. Una tra tutte: “bisogna amare le persone PER QUELLO CHE SONO, non PER QUELLO CHE SONO PER NOI”. Io lì, folgorato. Come avessi ricevuto le tavole di una legge divina. E quante volte l’ho ridetto e scritto, quel pensiero, a volte citando la fonte, a volte vabbeh…
Riascolto oggi parole della stessa grana, ruffiane, spudorate. Belle, ancora. Le vedo arrivare all’improvviso ad una marea di orecchi nuovi e spero facciano lo stesso effetto che hanno fatto a me. I miei bimbi a scuola, loro forse non sono ancora pronti, mi parlano di “quel vecchietto”, ma si vede che sono rimasti impressionati da quanto ci credesse…, e da tutta quella grinta…

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