Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Addentando una mela che sa di fuga

Salgo sul Frecciabianca delle 18.35 dopo aver preso al volo dall’edicola l’ultima copia di “Repubblica”. Salgo in carrozza e dopo pochi chilometri del quotidiano ne ho già abbastanza. Provo con Scalfari: 4 righe e scappo altrove. Mi informo sulla Libia e su Lampedusa, su quello sì, e chiudo con l’amaca di Michele Serra. La leggo come fosse un elzeviro del “Corriere”, però. Non è giornata, chiudo il giornale e mi abbandono alla musica nelle cuffiette. Il mio vicino, un africano sui 40 anni, mi chiede se può, e le sue dita lunghe e affusolate indicano il giornale di Ezio Mauro. Certo che può, ma mi stupisco. Perché l’italiano che ha usato con il controllore, poco dopo la partenza, era a dir poco approssimativo, e nelle due telefonate a cui ha risposto ha sfoderato prima un saldo francese e poi una lingua misteriosa che sapeva di baobab ed elefanti.
E allora ho potuto rileggere in qualche modo la copia del mio quotidiano. L’ho fatto guardando gli occhi di quell’uomo entrare nel senso di ogni pagina. Nelle foto, nelle carte geografiche, nei numeri. In quei linguaggi universali. Inutili gli editoriali, superflui i commenti e le didascalie. Con le dita magre d’ebano sembrava seguire i contorni dei visi: una donna, un’insorta libica. Sembrava assaggiare i sapori delle cose: nelle pagine culturali c’era una dotta riflessione sul carpaccio. Non il pittore, il modo di cucinare il manzo. E poi lo sport, con un derby da rivedere grazie ad alcune immagini e un risultato numerico bene in evidenza.
Ho letto un uomo che leggeva con occhi che io non ho più da una vita, se mai li ho avuti. Quell’immersione è durata un’ora. Lo stesso tempo per ogni pagina: tutto aveva la medesima importanza. Tutto da scoprire.
“I lavori che noi non vogliamo più fare”: spesso chi arriva da lontano trova questa destinazione. Sono molte altre, le cose che non vogliamo/sappiamo più fare. Come leggere un giornale. O come scappare. Correre, veloci. Via, in salvo. Con quelle facce. Scappare. Via. Altrove. Dovunque. Vicino, lontano, scappare. A piedi nudi, via! Con le scarpe firmate che fanno incazzare la Lega. Via dalla Lega, verso i paesi della Lega. In culo alla Lega. Scappare, foera de i ball. Con quelle facce lì, che noi non sappiamo fare più. E che al massimo scappiamo da un verboso editoriale sul giornale della domenica.   

Standard

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

code