Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Stream of consciousness

La marcia su Roma, pranzo al sacco

Tori 1

Raramente giudico il lavoro dei colleghi. O meglio: lo giudico ogni 7 secondi, ma evito con cura di rendere pubbliche le mie elucubrazioni. Ogni situazione è diversa, sono diversi gli approcci e le storie personali. Nessuno ha la verità in tasca e quindi spesso è meglio starsene buoni buoni nel proprio cantuccio. Capita di sentirsi migliori? Capita, ma quello è un sentimento da stivare in fretta, passando oltre. Capita pure di sentirsi peggiori, va da sé: nella stiva c’è un angolino ad hoc ed è preferibile frequentare quello.
Oggi fatico a trattenermi. Ho casualmente incrociato la circolare di una scuola che non è la mia, emanata alla vigilia di un viaggio d’istruzione. Ho strabuzzato gli occhi dinanzi a una sterminata lista di infrazioni comportamentali che il documento in questione intende scongiurare. Il catalogo di ogni possibile scelleratezza che un adolescente possa commettere. Con degli sconfinamenti nell’integralismo puritano: il divieto di indossare “magliette sbracciate e pantaloni troppo corti” (rivolto a tutti o solo a una fetta degli utenti?), il bando di un’eccessiva quantità di indumenti e dei cosmetici (e ridaglie…). L’uso del cellulare: poche e brevi telefonate, essenziali. Richieste sulla disposizione nelle camere d’albergo? Non se ne parla, poche storie e posti stabiliti d’ufficio. Andare in cesso sul treno: solo previa autorizzazione dell’insegnante.

E buon divertimento. No, buon divertimento non c’era scritto. C’era scritto invece che i trasgressori, dopo essere stati prontamente denunciati ai genitori competenti, saranno rispediti a casa (600 km…).

Reduce dalla mia gita torinese, consapevole che la responsabilità di un insegnante è cosa seria, che un numero maggiore di alunni (ma mica poi così tanto maggiore…) comporta una proporzionale crescita delle responsabilità), penso all’unica raccomandazione fatta ai miei “terzini” alla vigilia della partenza. Le regole, in fondo, sarebbero state quelle di sempre, soltanto portate in trasferta. La questione seria era un’altra.

«Mi raccomando: ricordatevi delle caramelle al piscio di gatto!».

Le ha portate Camilla, alla fine, ma io ho infilato comunque un pacchetto di Ricola al Sambuco nello zaino.
Coi ragazzi di oggi, non si sa mai.

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