Res cogitans, Soletta, Stream of consciousness

Ti viene mai compagna?

Ti viene mai compagna
la voglia di rinascere
su un camioncino diretto
espresso o accelerato.

Verso la sua punta
o verso le Eolie o Lipari
E con un sole scenograficamente corretto
e anche pulito.

Lasciandoti alle spalle
L’odore acido dei giorni
in cui devi filtrare
il tuo senso come il tè
e il carico gravoso delle nuvole
in gobba a fardelli in cui nascondi
tuo padre e tuo figlio,
l’amore che non hai.

Ti viene mai, ti viene mai, ti viene mai…

Ti viene mai compagna
la voglia di rinascere
con una gamba sola
magari anche, anche senza sigarette,
ma anche senza la fretta assurda
della nuova metropolitana
e senza il bisogno di sentirti naufragare
in quell’isola lontana.

Tutte le volte che
ti guardi far l’amore
con in un occhio la voglia
e in quell’altro la rabbia ed il dolore,
con quel cane randagio
che ho bastonato stamattina sulla strada,
con quel cane randagio di tuo marito
che ti chiede come vai.

Ti viene mai, ti viene mai, ti viene mai…

Ti viene mai compagna
la voglia di tornare
su quella strada battuta
dai sassi, dai venti,
dagli sputi del potere.
Quella strada che in sogno avevi
creduto di vedere
o di avere almeno immaginato.

Quella volta che sei arrivata
fino davanti alla mia porta
con la tua sciarpa rossa in mano
e i cioccolatini tra i denti,
talmente sbriciolati da sembrare persino
trasmigratori contenti di ansie,
tu e le pozzanghere
su cui non riesci mai a volare.

Ti viene mai la voglia di tornare.

Claudio Lolli

Standard
Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Soletta, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Notte prima degli esami

Era il 1994. Era appena morto Ayrton Senna e lo sapevo. C’era appena stato il genocidio in Ruanda e come tutti lo ignoravo. Stava per cominciare il mio esame di maturità. Mancava una manciata di ore. Avevo paurissima, il giorno dopo mi avrebbero messo sotto gli occhi una di quelle tracce lunghe e incomprensibili dove mi avrebbero chiesto di esprimermi come un esperto di geopolitica, oppure mi avrebbero invitato a discettare sulla poetica di un autore mai affrontato in classe, oppure… Insomma, i peggiori scenari davanti agli occhi, mentre la cena non era pronta e la sera era vagamente afosa. Tutto molto vago, nella mente, e ovviamente non ricordo nulla delle questioni geopolitiche trattate il giorno successivo sul foglio di protocollo. In qualche modo, i panni del direttore di “Limes” devo averli vestiti.

Due ricordi ci sono, però: disposti uno di fianco all’altro nella nebbia di quel tempo lontano 17 anni. Ordinati e rispolverati ogni giugno, il giorno prima dell’esame dei miei cuccioli.
Due cose accadute in un lampo. Una perché era un lampo. L’altra perché in classe eravamo una ventina e la Prof. mica poteva tenerci al telefono mezz’ora. Però chiamarci sì, tutti, e dirci di stare tranquilli, che in un modo o nell’altro eravamo pronti e ce l’avremmo fatta. Non sapevo neanche avesse il mio numero, la Prof.

E poi il lampo, un secondo prima del drin. Ché la Prof. chiamava sul fisso e non c’erano i cellulari e di conseguenza neanche le suonerie di malikayane.
Il lampo, dicevo. E quella faccia che avrebbe caricato di energia il mondo intero. Figurarsi un maturando del 1994. Che va a rispondere al telefono ed era la sua Prof.

E adesso faccio anch’io il mio dovere e chissà cosa stanno guardando alla Tv.

 

Standard