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Quando si porta in classe una storia come quella di Beatrice Bebe Vio ci si sente quasi inutili. Non servono particolari doti di eloquenza, non serve nessuna capacità nel conquistare l’uditorio ragazzino. La storia prende il sopravvento e si racconta da sé. Scorre. Dalla pagina da leggere fino in fondo agli occhi. Dal video da guardare fino in fondo all’anima. Bebe è un anno più vecchia dei miei alunni, ma in un filmato della primavera scorsa si dice spaventata per lo stesso esame che dovranno sostenere loro tra qualche mese. Studia addirittura le stesse noiose nozioni di geografia. E poi si prepara per l’allenamento, proprio come fanno loro ogni pomeriggio. Fa una sostanziosa merenda, come farebbero loro ogni 13 minuti. Ride, si imbarazza, scherza. Dice “prendere per il culo”. Scrive, disegna e sogna: tutto uguale. Con una forza ed un coraggio, però, che i miei giovani virgulti proprio non si spiegano. E forse non serve nemmeno, sapere perché qualcuno è tanto straordinario. L’importante è poter attingere a quel talento, come da una fontana pubblica.

Alla storia e alla testimonianza di Bebe Vio attinge anche art4sport, la onlus che supporta le famiglie dei bambini e delle bambine amputati nell’ottenimento di costose attrezzature sportive, supplendo – mirabilmente, ma che tristezza… – al ruolo che dovrebbe essere dello Stato e del Sistema Sanitario Nazionale.

Fino al 5 novembre, con un SMS al 45596 è possibile sostenere art4sport donando 1 euro.



Fatto? È valido anche con il telefonino degli altri, anche a loro insaputa.

E adesso, tutti a scoprire cosa pensa Bebe della Vita!

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