Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

“…e solo un grande dio può accudire i disperati…”

Dice bene, il giornalista amico di Lucio Magri: “non era depresso, era disperato”. I puntini sulle i, parole prive di incrostazioni. Pane per il pane, vino per il vino. Del termine “depresso” abusiamo un po’ tutti, riferendoci a noi stessi se qualcosa non va come dovrebbe o come vorremmo, o riferendoci agli altri prima di rinunciare a capire il senso della loro tristezza. La parola “disperato” ci fa forse più paura, preferiamo riferirla a delle astrazioni (un gesto…, un tentativo…) e rifuggiamo dall’appiopparla ad un essere umano in carne ed ossa, se non giocando apertamente ed ironicamente a spararla grossa, coi modi dell’iperbole.

È stato in qualche modo rassicurante scoprire una vicenda tanto tragica nello stesso giorno in cui ho letto di un pianeta battezzato Primolevi. Tuttoattaccato. Un pianetino lumaca, in grado di completare la sua orbita in cinque anni e mezzo.
Un pianetino disperato, per tutti i disperati.

(Il titolo del post è un verso di Ivano Fossati)

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