Le storie di Scuolamagia, Soletta, Stream of consciousness

Macchinina rossa la trionferà

Ho accompagnato Erica Boschiero in un tour didattico-musicale all’interno di alcune scuole. Cos’è una cantautrice? Cosa fa di bello? Serve a qualcosa? Questa era la missione: trovare una risposta ad un pugnetto di domande, regalando magari qualche inaspettata emozione, di quelle che sanno consegnarti bell’e impacchettate certe chitarre e certe voci.

Mi sono quindi immerso in un laghetto di occhi piccoli, più piccoli di quelli a cui sono abituato, e ho ascoltato vocette minuscole interrogare quell’ospite speciale dopo aver sollevato, ma molto più in su di quanto sarebbe bastato, braccine minime, palmi irrisori, ditini aghi di pino.

Alcune istantanee.

Un biondino chiede la parola e butta lì il suo quesito: “hai mai fatto concerti…”. Normale curiosità per chi siede davanti ad una musicista e normale amministrazione formulare una risposta, se solo la domanda si fosse fermata lì.

“Hai mai fatto concerti a Pisa?”: il capolavoro tutt’intero. Per la cronaca: no. Non ancora, ma a cosa stava pensando quella bionda creatura del demonio? Alla chitarra di Mazzini? Vai a saperlo…

Procediamo.

Altra manina in cielo, dopo che Erica ha eseguito la sua 3.32, canzone composta dopo il terremoto abruzzese del 2009, e ha proiettato le foto di alcune case crollate. “Ci mostri anche le foto dello tsunami?”.

Infine.

Ascoltato il brano La girandola, nel quale va in scena la vita grama di un bimbo di strada in una Parigi lontana nel tempo, e nella fattispecie orecchiato il verso “grigi gli occhi di un bambino morto prima di morire”, un altro fenomeno di un lustro e mezzo chiede lumi, piuttosto allarmato: “come si fa a morire prima di morire?”. Sembra incredulo, ma forse ha già capito che si può, e che a qualcuno meno fortunato può ancora capitare. Scacciato il pensiero brutto, che inevitabilmente tornerà, è poi salito anche lui con gli altri – e con Erica, e con me – su una macchinina rossa che se l’è portato via.

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