Res cogitans, Soletta, Stream of consciousness

Zac

L’ha detto quasi tirando un sospiro di sollievo, la ragazza, dopo giorni di pensieracci sul presente e dolorosi dubbi sul futuro: “per fortuna che domani vado dal parrucchiere”. Un nuovo taglio e incipit vita nova. La ragazza è tutt’altro che frivola e non è solita ammorbare il prossimo con questioni di estetica trascendentale, tra un bigodino e un’estrema unzione del cuoio capelluto. Soltanto: quello per lei è un momento per guardare avanti.

Al contrario, io sono rimasto piantato davanti a quei versi del cantautore: “…poi d’improvviso tutti gli anni per terra / come i capelli dal barbiere”. Complice la mia socievolezza, in grado di farmi passare dal “buongiorno” sulla porta direttamente al “quant’è?” alla cassa, vivo quel tempo silenzioso davanti alla mia immagine riflessa nello specchio come un tormentoso processo di (auto)analisi. Rigorosamente volto al passato. Un nastro – zac, colpo di pettine – che scorre all’indietro – passetti del barbiere sulle piastrelle – con le sue facce – zac, pettine, zac – le sconfitte – zac, passetto – gli errori – zac, zac, pettine – occhi e voci, sguardi e parole – zac, passetto, pettine, zac. Una tortura, e fortuna che ormai c’è poco da tagliare.

(E la ragazza? Che taglio avrà scelto la ragazza?)

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