Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Tanto tuonò che nevicò

Ieri e oggi a Scuolamagia c’era un ragazzino nuovo. Veniva da lontano, era un ragazzino siculo. Salito eccezionalmente con il padre, il pendolare più pendolare del mondo: Ragusa-Forni Avoltri ogni settimana per una giornata di lavoro. Robe da matti, robe da finire sui giornali. Robe distorte da “scuolaitaliana”, ma anche robe che se non accadessero – conosciuto l’uomo e apprezzato l’insegnante – bisognerebbe farle accadere.

Quasi a voler fare un regalo a quel dodicenne piombato da una realtà così differente, oggi – annunciata da alcuni tuoni assurdi – è arrivata la neve. Pesante, come quest’anno mai, nemmeno in gennaio. Caparbia, tenace. In poco più di un’ora ha riempito il cortile, lo stesso in cui già da un paio di mesi il pallone lo si stoppa con i calzoncini corti e ginocchia e gomiti – liberi dai tessuti – si sbucciano che è un piacere.

Il ragazzino l’ha prima toccata con le mani, la neve del 24 aprile, poi ha raggiunto il centro del grande spazio per accoglierla tra tra i capelli, sulle guance, in bocca.

«Papà, posso fare l’angelo?».

Il mio collega, che dallo sguardo non deve aver capito granchè di quella domanda, ha abbozzato una richiesta di chiarimento, per poi subito abortirla.

«Sì».

Lorenzo si è sdraiato, faccia al cielo. Gambe e braccia divaricate. Un piccolo uomo vitruviano inscritto nella neve.

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